Chronicle

Dato che c’è qualcuno che pensa che in questo periodo escano esclusivamente film mediocri nei cinema italiani ho deciso di scrivere un paio di recensioni veloci, la prima, questa, su Chronicle la seconda, se ci riesco domani su Attack the block, quella di Hunger games, il vero evento fantascientifico degli ultimi mesi l’ho già scritta, non prendo neanche in considerazione quella pacotiglia di Men in black 3, film che sa di muffa lontano un miglio, film di serie z che farebbero meglio a non produrre più.

Ma ritorniamo a Chronicle, gran film da ridotto impiego economico dal dal grande dispiego di idee. Volendo comunque cercare tracce di una ispirazione direi che Max Landis e Josh Trank scelgono di raccontare una storia già portata sul grande schermo almeno due volte. La prima nel 1976 da Brian De Palma con Carrie – Lo sguardo di Satana da un libro di Stephen King e nel 1988 da Katsuhiro Otomo con il mitico Akira ma non solo visto che da Unbreakable di Shyamalan fino alle serie tv Heroes e Misfits abbiamo super uomini con super poteri che devono pur sempre fare i conti con la natura umana, oppure persone senza poteri che si atteggiano a super eroi come in Kick-Ass.
Chronicle è qualcosa di nuovo, anche se non nuovissimo, si tratta di un film molto “vero”, più vero di mille film modello Avengers, in quanto ci troviamo di fronte non a super eroi con super problemi consci delle grandi responsabilità che essi portano, come la Marvel ci ha insegnato, ma a super(eroi?) non eroi che lottano contro se stessi, che proseguono la loro vita e non cambiano o migliorano grazie ai loro poteri ma anzi si autodistruggono grazie a questi.

Le riprese del film sono in soggettiva come The Blair Witch Project, Rec e Cloverfield ci hanno ormai insegnato, forma visiva che permette subito l’identificazione con il personaggio, perché usa il suo occhio. Qualcosa che saprebbe di già visto, se Josh Trank non usasse alcune variazioni sul tema: una ragazza che riprende con un’altra telecamera per il suo blog permette il gioco campo/controcampo classico del cinema, che nelle riprese in soggettiva andrebbe perso. E grazie alla telecinesi, il protagonista riesce a far volare la sua telecamera, e quindi a inquadrarsi. Sicuramente da vedere.

Trama:

In seguito alla casuale esposizione a quelle che sembrano radiazioni provenienti da un blocco di cristallo trovato in un buco nel terreno, Andrew, Matt e Steve scoprono di aver acquistato poteri telecinetici. Possono muovere piccoli oggetti, creare campi di forza intorno a sé che li proteggono e anche volare. Più si esercitano, più diventano abili e potenti.
Dei tre però, quello che sembra essere il più potente è anche il più instabile, ovvero Andrew, che a differenza dei due compagni di telecinesi non è inserito ma anzi è continuamente vessato dalla vita e pronto al delirio d’onnipotenza. L’esperienza che aveva avvicinato i tre comincia quindi a dividerli per il progressivo crescere dentro Andrew del disprezzo per qualsiasi etica, accompagnato da manie di grandezza, fino all’inevitabile manifestazione pubblica dei poteri e confronto a campo aperto.

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