Avatar

avatar.jpgAvatar di James Cameron. Confesso che c’è voluto più di un giorno per metabolizzare la visione di Avatar in 3D, eppure la sensazione di avere vissuto un “esperienza” di incredibile realismo (intelligente, commovente, con effetti speciale mai fini a se stessi ma di una grandiosità mai vista), anche ragionando a freddo è ancora presente in me.

Mai avevo assistito, in un film di fantascienza, a scene così insolite, così suggestive. Non c’è un momento di pausa e fantastica è l’idea di Cameron di tenere il quadro vastissimo e di riempirlo di figure sempre in movimento, di macchine prodigiose e di cento e cento oggetti.
James Cameron è da sempre uno dei miei registi preferiti da Terminator ad Aliens Scontro finale passando per The Abyss ha sempre abituato lo spettatore alla sorpresa e allo stupore continuo; Avatar non è da meno, otto anni per realizzarlo, concepito quindici anni fa e rimandata la realizzazione perché insoddisfatto delle tecnologie dell’epoca.

Cameron si rivela, proprio grazie agli stereotipi narrativi di cui fa ampio uso, un vero autore con la A maiuscola perché pesca citazioni a piene mani dalla storia del cinema, non rinunciando, ad esempio, a citarsi richiamando in servizio Sigourney Weaver, un tempo Ripley.
Eppure quando Sam Worthington viene svegliato all’interno della nave che ha trasportato su Pandora insieme ad altri militari ci accorgiamo subito quanto sia lontana la simpatica spavalderia di Aliens scontro finale che si apriva con un analoga scena, la recente lezione della guerra in Iraq lascia le sue tracce profonde nei marines spaziali che qui non sono certo i buoni.
Inoltre non credo di essere l’unico che ha notato una somiglianza tra Michelle Rodriguez e la Vasquez (Jenette Goldstein) di Aliens Scontro finale.

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Cameron e Avatar trionfano ai Golden Globe

 

Il discorso ecologico che sottende tutto il film è quello sulla facile etichettatura di nemici applicabile a coloro che posseggono le fonti energetiche che abbisognano ai più forti che maggiormente segna la narrazione. È storia di sempre, si dirà, già vista e sentita. Ma ci vogliono registi capaci di osare, consapevoli che tutte le storie sono già state narrate ma che alcune meritano di essere ribadite con tutta la forza della spettacolarità che è possibile mettere in campo, e in questo momento non sono certo molti. Quanto sembra lontano Titanic, per fortuna. Ben tornato James.

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