Raul Montanari ha pubblicato undici romanzi e tre libri di racconti. Ha firmato sceneggiature, opere teatrali e traduzioni dalle lingue classiche e moderne. Scrive per quotidiani e periodici, gira l’Italia tenendo reading e conferenze. È il padre del genere post-noir, che propone una narrativa di grande suspense, lontana però dai cliché del romanzo poliziesco. Il suo ultimo saggio Il Cristo Zen dimostra che Gesù avrebbe potuto essere un maestro zen. Ha tradotto Cormac McCarthy, uno dei più influenti autori anglosassoni.
A proposito di questo libro vi propongo la recensione di Davide Sapienza, che lo descrive così mirabilmente che io domani lo andrò di sicuro a comprare.
Il Cristo Zen, di Raul Montanari, Indiana Editore
Adesso che lo ha scritto e pubblicato si potrebbe dire che da Raul Montanari un libro del genere potevamo aspettarcelo. Ma prima di adesso? Prima lo avrebbero forse detto coloro che seguono i suoi incontri; chi ascolta le sue interviste; chi frequenta i suoi corsi di scrittura creativa; chi ha letto le sue traduzioni; e chi lo ha visto in azione come padrone di casa al festival Presente Prossimo da lui diretto (in avvio la quarta edizione, ho avuto l’onore di partecipare a quella del 2009 e ho vissuto momenti davvero importanti e stimolanti con lui). Ma basta parlare con lui quando racconta la letteratura con amore, mentre la forza interiore e la passione emergono senza che la lucidità ne sia compromessa: direi un amore per La Parola che si può ascrivere al campo della “fede”.
Ma cosa è Il Cristo Zen? Semplice. Raul ha ripreso la Bibbia, i Vangeli che tutti conosciamo (o che dovremmo conoscere, farebbe sempre bene una rinfrescata), e vari testi legati alla storia dei maestri zen e di Buddha. Nel corso degli anni (venti, come precisa nella lunga e affascinante introduzione storico-narrativa), la sua anima, la sua mente, il suo spirito di ateo (come egli si definisce: ed è di atei così che avrebbe bisogno la religione) hanno trovato assonanze, somiglianze, sovrapposizioni davvero belle e sorprendenti. È di queste sorprese che Montanari racconta, sottolinea, analizza con una leggerezza mai superficiale ma neanche intellettualmente cervellotica. E dico ci racconta perché questo è un libro di narrativa che utilizza delle “scene” per costruire un percorso. L’autore ci conduce in un cammino di scoperta che egli (ri)costruisce sotto i nostri occhi e gli estratti del vangelo, insieme a quelli dei racconti zen, più che risolversi, aprono vedute stimolanti, esortano noi come probabilmente hanno esortato lo scrittore, a guardare verso i grandi temi della nostra esistenza di uomini con occhio pieno di meraviglia, più che di angoscia.
Per concludere, chiudendo questo volumetto, mi sono detto: un libro così ci voleva. Perché la Bellezza e la Profondità, nella materia trattata, sono un canone sia interiore che esteriore. Sono, appunto, le voci del Cristo Zen.