Avevo 10 anni nel 1980 quando la serie di cartoni animati che più amavo si discostava dal solito clichè robotico, si chiamava Star Blazer (in originale Uchū Senkan Yamato, letteralmente “Corazzata Spaziale Yamato”), i nomi dei membri furono ribattezzati con nomi occidentali (Derek Wildstar, Mark Venture o Alex Stardust), mentre l’astronave Yamato venne ribattezzata Argo.
Yamato è una delle opere più famose del mangaka e animatore giapponese Leiji Matsumoto, autore de La Corazzata Yamato, Capitan Harlock, Galaxy Express 999, Queen Emeraldas e la La Regina dei 1000 anni.
Nel 2010 esce in Giappone il film Space Battleship Yamato, accolto da un grande successo di pubblico e diretto da Takashi Yamazaki, conosciuto anche in Occidente per l’apprezzato Always sanchome no yuhi(Always – Sunset on Third Street) e per Returne. L’80% del film incorpora l’uso delle ultime tecniche della CGI per ricreare le battaglie spaziali presenti nella serie animata.
Trama
Corre l’anno 2199; la Terra, attaccata dagli abitanti del pianeta ostile Gamilon al comando del Supremo Desslock, è un deserto radioattivo e l’intera popolazione terrestre è costretta a rifugiarsi nel sottosuolo. L’unica speranza per l’umanità consiste nel raggiungere il pianeta Iskandar e recuperare il Cosmo DNA, un meccanismo in grado di eliminare la radioattività. Come mezzo di trasporto per questo viaggio viene scelta la nave da battaglia della seconda guerra mondiale Yamato, che giace incagliata in un mare ormai prosciugato. La Yamato viene trasformata, quindi, in una nave spaziale e dotata di un equipaggio di 117 uomini, guidati dall’esperto capitano Avatar.
Il film è la produzione più costosa della storia del Giappone, ben 22 milioni di dollari direi ben spesi perchè i nostalgici di questa vera icona degli anni 80 non rimarranno delusi e vi asssicuro che quando vedrete la Corrazzata Yamato emergere dalla discarica nella quale si trova non potrete provare come me un brivido di emozione!