Volgi lo sguardo al vento di Iain Banks, Fanucci
Ho iniziato a leggere Volgi lo sguardo al vento perchè lo consigliava Elon Musk insieme ad alcuni autentici capisaldi della cultura nerd tra cui Il Signore degli anelli, Il Signore delle mosche, la Guida galattica per autostoppisti e Cronache della Galassia di Asimov. Sembra che Musk sia rimasto affascinanto al tipo di futuro che Banks immagina e non avendo mai letto un libro del ciclo della Cultura ho deciso giustamente di iniziare dall’ultimo.
Mentre le precedenti opere del ciclo sono sempre ambientati ai margini o all’esterno della Cultura, che il lettore impara a conoscere soprattutto tramite l’influenza che essa esercita su altre civiltà e tramite i suoi inviati presso di esse, con Volgi lo sguardo al vento Banks mostra finalmente la Cultura dall’interno. Ciò che appare è dunque una società incredibilmente opulenta e liberale, priva di ogni bisogno materiale se non quello di sfuggire alla noia di un sistema in cui la tecnologia ha totalmente eliminato la necessità del lavoro e le Menti la responsabilità della gestione quotidiana della società stessa. Un’esistenza in cui persino la morte è facoltativa e ogni individuo è libero di suicidarsi in qualsiasi momento come di diventare praticamente immortale facendo delle “copie di sicurezza” della sua mente da impiantare in corpi clonati in caso di danneggiamento dell’originale.
Come nelle precedenti opere di Banks anche in Volgi lo sguardo al vento non manca una notevole dose di quel sense of wonder tipico dell’età d’oro della fantascienza, qui rappresentato dai maestosi paesaggi e dalle incredibili strutture dell’orbitale, un habitat interamente artificiale con una superficie pari a molti pianeti e progettato tenendo in considerazione in egual misura estetica e funzionalità.
Era stato uno dei pochi errori della Cultura: aveva causato la distruzione di due stelle e la morte di milioni di persone. Ottocento anni dopo, sull’Orbitale Masaq si attende l’arrivo della luce di quell’esplosione. È l’occasione per una sobria festa e un concerto in memoria della tragedia, ma nel frattempo un piano oscuro prende forma, rivelato dai frammenti di lucidità di una memoria che torna a funzionare. Ma questi indizi preziosi cadono in mani inesperte. L’ultimo capitolo della Cultura, in cui la descrizione dell’opulento sistema di vita della civiltà, si accompagna a una profonda riflessione sulla morte e sulla responsabilità.