Paul Verhoeven dice che era indispensabile girare il film in un Paese che non fossero gli Stati Uniti perché nessuna attrice americana avrebbe accettato un ruolo così amorale. Il film è tratto dal libro Oh…di Philippe Djian.
Michelle (un’odiosissima Isabelle Huppert) è la proprietaria di una società che produce videogiochi ed è una donna capace di giudizi taglienti sia in ambito lavorativo che nella vita privata. Vittima di un stupro nella sua abitazione non denuncia l’accaduto e continua la sua vita come se nulla fosse accaduto. Anzi chiude la porta, si prepara un bagno caldo. Non denuncia il fatto alla polizia. Non ne parla quasi, per giorni, come se nulla fosse successo.
Perché, una volta capito che lo stupratore con il passamontagna altri non è che il suo vicino di casa bancario di bell’aspetto e da cui lei è da sempre stata attratta non scappa, ma invece lo frequenta, lo invita a casa con la moglie, lo corteggia?
Ebbene dopo la visione del film l’unica risposta possibile è che la protagonista sia completamente pazza, disturbata, matta da legare. Il film non mi è piaciuto, le situazione torbide e ambigue tra Michelle e il suo assalitore? Sono al limite del ridicolo verso la fine del film da irritarmi parecchio. D’altronde ritengo che Paul Verhoeven abbia ben più di un problema, sia come regista che come uomo.