Film del grande Robert Zemeckis, con un grande Gordon Levitt (uno degli attori feticcio di Nolan che lo ha voluto in Inception e Batman), ci sono le due torri, New York e Parigi.
Ma partiamo dall’inizio, il film, molto bello si basa su una storia vera. Quella del funambolo francese Philippe Petit che realizza l’impossibile, qualcosa che nessuno farà mai più. Per quasi un’ora cammina avanti e indietro su un cavo teso tra le torri gemelle di New York, a più di 400 metri d’altezza, senza alcuna protezione. Lo guardano la sua donna, gli amici che lo hanno aiutato, la polizia che aspetta di arrestarlo, la città e poi il mondo.
La prima parte Parigi è forse la meno riuscita ma appena si arriva a New York sentiamo tutta la tensione della posta in gioco e l’arte di Philippe Petit si unisce a quella del grande regista Zemekis.
Zemeckis sembra giustificare la sua scelta di girare The Walk col desiderio di partire da una storia vera per parlare di un’altra storia vera, fatta anch’essa di ansia e di vertigine, ma di segno opposto: una storia in cui l’equilibrio del mondo va in pezzi e i corpi precipitano anziché danzare sospesi. Quello rivolto all’undici settembre è un pensiero fin troppo evidente, per quanto reso silenziosamente, ma anche inevitabile.