Reduce dalla visione di questo piccolo capolavoro dellla Marvel il mio giudizio non può non essere che positivo. L’influenza di Guerre stellari si sente è anche della sua parodia, ed è impossibile che un appassionato di fantascienza non si esalti alla visione di questo film, ma ci sono strati e strati di passate glorie cinematografiche di tutti i generi (dai prison movie a Footloose), testimonianze dirette dei gusti di chi firma e dello spirito leggero e appassionato dell’operazione.
Nessuna carriera sfolgorante alle spalle come quelle degli Avengers, nessun pianeta di appartenenza da proteggere con la vita, nessun superproblema (o forse troppi), nessuna famiglia, nessun legame. Questo il curriculum di partenza dei singoli Guardiani della Galassia, ma metteteli insieme per caso e tutto cambia. È già nella prima inquadratura del film (o dovremmo dire della saga che si avvia a diventare) la forza di questo riuscito film.
James Gunn, sceneggiatore di Scooby Doo e dell’Alba dei morti viventi e regista di Super, è l’uomo giusto al posto giusto: un curriculum anticonformista quanto basta, una materia targata Marvel ma non ancora resa intoccabile dal fanatismo, un accordo che gli permette di assumersi realmente oneri e onori del film, occupandosene fin dalla primissima fase, ovvero dall’ideazione dei personaggi a partire dalla serie a fumetti del 2008.
Se il dosaggio indovinato di avventura, dramma e commedia è ciò che salta all’occhio, il merito di Gunn sta anche nel non aver affidato l’escalation dello spettacolo agli effetti speciali, ma di essersi ancorato nell’azione allo spirito sincero e dissacrante che sta dietro ai personaggi, showdown finale compreso. A questo punto, l’ingrediente segreto, non poteva che essere di segno opposto o quasi: ed ecco allora Groot, ingombrante e sentimentale, figura di pura poesia, dotata di frasario essenziale e compassione universale.
C’è una piccola scena dopo i lunghi titoli di coda, godibile, anche se non imprescindibile. Chiunque abbia comunque la voglia e la pazienza di attenderla, si legga anche i nomi delle migliaia di persone che hanno lavorato al film: nomi di ogni provenienza ed estrazione, che potrebbero appartenere ai bizzarri abitanti di Xandar (il pianeta che nel film serve come metafora della Terra) e che formano, anche fuor di finzione, un impressionante e fecondo awesome mix.
Percui grande Marvel, grande Disney e grande questa versione moderna di Guerre Stellari, in attesa di quello vero.