Ieri sera ho visto G.I. Joe: Retaliation (oppure la vendetta in Italia) si tratta del secondo film tratto dal franchise della Hasbro la stessa di Transformers che non si è arresa nonostante un successo molto moderato del primo film, scegliendo per questo film di ignorare i collegamenti con il precedente del 2009. Non sono decisamente un fan di questi film derivanti da giochi ma amo vedere di tutto percui ben venga anche l’espressione stereotipata di the Rock lontano anni luce da attori ironici e leggendari come Stallone e Schwarzenegger.
I G.I. Joe di questo nuovo film sono diversi (Channing Tatum, tra i protagonisti del film precedente, esce presto di scena, ma in più arriva Bruce Willis uno specialista del genere) e così il tono del film, piegato in maniera molto più decisa che in precedenza sull’azione, potendo avvantaggiarsi di una mano abilissima nell’agitare corpi di fronte alla macchina da presa. Il tocco di John M. Chu infatti si vede subito, fin dalle prime sequenze, in cui la consueta narrazione è schiacciata dall’azione non solo in termini quantitativi ma soprattutto in termini qualitativi.
G.I. Joe – La vendetta corre con passo indemoniato e a tratti con un certo stile dalla cima dei monti fino alle spiagge, sul cemento e sull’acqua, inventa coreografie originali e si rifà quanto deve allo stile e agli insegnamenti del cinema d’azione orientale. C’è una straordinaria sequenza appesa per le funi sui monti che guarda ad alcune invenzioni di La foresta dei pugnali volanti e un duello finale in cui le pistole sono usate come spade in spazi stretti che sembra uscito dalla mente di Tsui Hark.
E alla fine, pur non riuscendo ad approdare alle vette del cinema asiatico, G.I. Joe – La vendetta riesce a trovare una dimensione originale e personale per una saga che era partita con il piede sbagliato, all’insegna della banalità e della mancanza di una voce propria. Peccato quindi che una trama poco inventiva e piuttosto banale non riesca a dare dignità ai cattivi, privando il film di un villain di livello. Cobra commander infatti compare poco, agisce poco, decide poco e ha poco carisma.