Ha senz’altro ragione il sempre attento Giacomo Lucarini quando afferma nella puntata 34 di Fantascientificast che questo reboot di Robocop non è minimamente paragonabile all’originale del 1987 diretto da Paul Verhoeven. Non dico che questo del 2014 sia un brutto film ma dal punto di vista visivo l’originale fu una vera “esperienza” un pugno nello stomaco per la “violenza grafica” espressa. Questo nuovo Robocop non deve fronteggiare un crimine dilagante ma solo alcune bande di spacciatori e poliziotti corrotti e si comporta esattamente come un super eroe con i super problemi modello Marvel.
Non c’è quel rapporto malato e ossessivo della carne con il metallo, la violenza efferata e impressionante perpetrata con mancanza di scrupoli o anche solo quello strano legame dell’agente Murphy con i ricordi che lentamente affiorano e con le memorie della sua vita precedente. Questo Robocop ricorda chi era e cerca di riabbracciare la famiglia dando vita a scene di un grottesco raro, con l’uomo in armatura seduto in salotto. Un vero peccato perchè gli effetti speciali sono allo stato dell’arte come ogni grande hollywoodiana esige ma purtroppo per via di una trama troppo “edulcorata” e forse anche per un cast non all’altezza (Samuel L. Jackson dopo Jango Unchanned copre il ruolo di un’altro odioso personaggio) tranne il bravissimo Gary Oldman il film non arriva al cuore dello spettatore. E dire che le premesse per un buon remake c’erano tutte a cominciare dalla regia di José Padilha che aveva diretto un film come Tropa de Elite – Gli squadroni della morte che ho amato molto e che racconta senza censura la storia di alcuni membri del BOPE, il celebre battaglione per le operazioni speciali della Polizia Militare dello stato di Rio de Janeiro.