Una notte da leoni (Hanghover) è quasi la versione americana di Mad Dogs, una sorta di Marrakech Express USA, un film veramente divertente, scritto e interpretato benissimo.
A bordo di una Mercedes da collezione 4 amici partono alla volta di Las Vegas per festeggiare a dovere l’addio al celibato di Doug. Drogati per errore, si sveglieranno l’indomani in tre dentro una suite disfatta, con un dente in meno, una tigre in bagno, una gallina in camera e senza il futuro sposo. Allarmati dal loro stato confusionale e dall’assenza di Doug decidono di ricostruire la notte trascorsa, scoprendo un poco alla volta di aver detto e fatto cose inenarrabili. A Los Angeles, intanto, la sposa aspetta irrequieta lo sposo.
La perfezione dei tempi comici sublima lo scacco intellettuale causato da una trama avvolta su se stessa, concentrando il piacere di seguire una storia attraverso una concatenazione di avvenimenti logicamente pedinabili e ricostruibili. Di fatto i protagonisti di Una notte da leoni, ebbri di gioco, alcol e (loro malgrado) stupefacenti, dovranno ripristinare il contatto con la realtà e ricostruire il tempo perduto per ritrovare lo sposo smarrito. Gli sceneggiatori Jon Lucas e Scott Moore costruiscono allora una tramatura di eventi intricata e complessa, infilando personaggi mai visti prima, senza prendersi la cura di introdurli e catapultando lo spettatore dentro un’avventura che è già cominciata prima dell’inizio del film. La sensazione è di essere arrivati nel bel mezzo di un racconto già avviato, nella ricomposizione dellanotte brava risiede allora l’interesse e l’attrattiva del film, che fa continuamente riferimento ad avvenimenti dei quali non si sa nulla ma che non mancheranno di essere chiariti. A risolvere mistero e “crisi” sono tre attori straordinari, Bradley Cooper, Ed Helms e Zach Galifianakis, che disquisiscono di amicizia senza tirare in ballo scelte esistenziali o travagli interiori. Non si tratta però, di irriducibili votati all’autodistruzione. Pur alle prese con pulsioni, ribellioni, eccessi e complicità regressive verso il basso (una cosa da compagni di scuola o banda di monelli), i testimoni dello sposo possono solo scoprirsi bravi ragazzi, tornare a casa con occhi pesti e nasi rotti e finire vestiti al matrimonio del loro migliore amico con l’abito elegante dell’autocontrollo.