Sono reduce dalla visione dell’atteso film di Christopher Nolan Il cavaliere oscuro – Il ritorno, e ho ancora negli occhi questo che a mio parere è l’autentico capolavoro del regista inglese. E’ vero mi sono entusiasmato non poco con Inception e i suoi giochi ad incastro, con The prestige e Memento i grandi colpi di scena e i puzzle da ricomporre, con i primi due capitoli della saga di Batman che però non hanno quel senso di coralità e dolente amarezza che permea questo ultimo capitolo.
Non aspettatevi un film su un supereroe, nessuno chiama Catwoman con il suo nome, lo stesso cavaliere oscuro è più che altro un archetipo di eroe che mostra il suo lato umano, non più invincibile, non più invulnerabile ma capace di mostrare la paura che ognuno di noi mostrerebbe di fronte alla selvaggia deflagrazione del male che è Bane, la lunga lotta tra bene e male. Ma la cosa che colpisce di più è l’assoluta capacità di Nolan di far sembrare credibili anche le cose più impossibili, qui non ci sono supereroi che mostrano i muscoli in ridicoli costumi come negli Avengers, qui abbiamo uomini e donne che più umani di così non potrebbero essere, senza super poteri o altro, soli e pieni di dubbi, non eroi ma eroi loro malgrado.
Era il 1982 quando Steven Spielberg, intervistato da Wim Wenders nel suo film-documentario Chambre 666, sosteneva che il compito più difficile per un regista all’interno di Hollywood fosse riuscire a fare un film bello, di successo e che potesse piacere a tutti: adulti, bambini, studenti, lavoratori, intellettuali, insomma, a tutti, direi che Nolan ci riesce da anni, e con delle trame di notevole spessore e complessità!
Per chi avesse visto il film consiglio la lettura di un bell’articolo di Silvio Sosio (S*) “Gli attori fantastici del Cavaliere Oscuro” per divertirsi a riconoscere il più alto numero di attori provenienti dal genere fantastico che un film abbia mai visto.