La legge di Lidia Poët è una serie tv italiana visibile su Netflix molto interessante che non sfigura confrontata con le produzioni straniere. Regista e artefice di tutto, compresa la produzione è Matteo Rovere (già regista di Veloce come il vento e Il primo Re e ideatore della serie tv Romulus) e la sua Groenlandia Group. La serie banalizzando è una via di mezzo tra Enola Holmes e The Alienist.
Lidia Poët è realmente esistita, è stata la prima donna italiana a laurearsi in giurisprudenza e ad esercitare la professione di avvocato. Fu molto osteggiata per questo e venne esclusa dall’ordine degli avvocati fino alla conclusione della prima guerra mondiale nel 1919.
Naturalmente si tratta di una reinterpretazione che forse molti non apprezzeranno per l’eccessiva modernità dei dialoghi e delle situazioni ma è innegabile che i personaggi siano molto tridimensionali ed interessanti.
Accanto alla giovane protagonista Matilda De Angelis troviamo: Eduardo Scarpetta nei panni del giornalista Jacopo Barberis e Pier Luigi Pasino in quelli del fratello di Lidia, Enrico Poët. Sara Lazzaro e Sinéad Thornhill vestono rispettivamente i panni di Teresa Barberis, moglie di Enrico e Marianna Poët, la loro figlia e infine, Dario Aita interpreta Andrea Caracciolo.
La miniserie, 6 puntate, si vede con piacere e tutto il comparto tecnico è all’altezza del cast. La splendida ambientazione Torinese poi contribuisce a rendere il prodotto ancora più appetibile, serie consigliatissima.