Veramente felici finalmente di poter ammirare da vicino questi favolosi mosaici in occasione di una straordinaria apertura.
Siamo dal primo quarto del III secolo d.C. fino a tutto il IV secolo, almeno secondo i dati stilistici del tesselato, che unisce decine di migliaia di tessere da 1 centimetro e mezzo:
ci sono praticamente tutte le tipologie dei marmi e della pregiata pietra del veronese, a testimonianza della ricchezza e del gusto dei proprietari. L’emblema, con scena circensa, fu purtroppi strappato dopo il ritrovamento ottocentesco e si trova ora, assieme alla raffigurazione di un amorino e di un mosaico geometrico, al Museo del Teatro Romano di Verona.
Gli scavi della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza (dirigente Vicenzo Tinè) confermano che la villa aveva una ricca decorazione parietale: strati di intonaco dipinto a tempera di rosso, azzurro, verde e giallo. Ora in mezzo alle vigne si cerca la storia della villa stessa e di quello che produceva in questo ricco territorio, i ritrovamenti archeologici mancano ancora delle testimonianze material della pars rustica, quella produttiva, della villa, essenziali per poter aggiungere elementi importanti al quadro dell’economia della zona. Prossimo passo la campionatura del terreno per identificare i pollini contemporanei alle fasi della villa, utili a ricostruire gli ambienti e le coltivazioni della zona.
La villa di Negrar ha mostrato di avere ampie zone per questi scopi, come l’impressionante vasca semicircolare che ha dimensioni veramente imponenti. La ricchezza della villa, d’altronde, è evidente anche dagli elaborati capitelli recuperati, dai motivi ornamentali complessi. Nella parte meridionale, intanto, emergono strutture medievali. Indagate ci racconteranno la fine della villa stessa, e qualcosa del primo medioevo di questa vallata posta su una diramazione di quella che fu la via Claudia–Augusta