Più di 5300 anni fa, nelle alpi di Ötztal, un clan neolitico è guidato dal capo Kelab. Un giorno, mentre il capo è a caccia, il clan viene attaccato e il solo a sopravvivere è un neonato. In preda al dolore e alla rabbia, Kelab medita di vendicarsi ma la ricerca degli assassini è molto difficile e un suo errore lo trasformerà in breve in preda.
Il 19 settembre 1991 sulle Alpi Venoste, ai piedi del monte omonimo (ghiacciaio del Similaun, 3.213 m s.l.m.), al confine fra l’Italia (la Val Senales in Alto Adige) e l’Austria (la Ötztal nel Tirolo) veniva trovato il corpo mummificato di un nostro antenato risalente a un’epoca compresa tra il 3300 e il 3100 a.C. (età del rame), conservatosi grazie alle particolari condizioni climatiche all’interno del ghiacciaio (in Siberia sono stati ritrovati mammut conservatisi in condizioni analoghe). Una particolarità è che Ötzi è considerato il primo essere umano tatuato di cui si abbia conoscenza; sul suo corpo si trovano ben 61 tatuaggi; per questa ragione, è diventato molto famoso tra i tatuatori di tutto il mondo. La tecnica utilizzata nel calcolitico appare diversa da quella moderna: non venivano usati aghi, ma erano invece praticate delle piccole incisure della pelle, poi ricoperte con carbone vegetale per ottenere l’immagine.
Scelta coraggiosa da parte del regista Felix Randau di non sottotitolare il parlato, questa cosa all’inizio può spiazzare ma io ho trovato la cosa molto saggio invece, d’altronde non conoscendo la lingua con la quale si esprimevano non si è rischiato l’effetto discutibile che Jean-Jeacques Annaud aveva adottato nel suo La guerra del fuoco.