“Ci sono opere, in ogni arte, che segnano un punto fermo. Un punto di non ritorno.
Opere dopo le quali l’arte stessa non sarà più come prima. Ready Player One di Steven Spielberg è una di questa opere.
Perché segna – piaccia o no – l’avvenuta gamification del dispositivo cinematografico.
Perché sancisce l’ibridazione tra filmico e videoludico.
Perché porta a sintesi mezzo secolo di immaginario e lo rende disponibile al futuro.
Perché ci dice come il cinema abbia irreversibilmente cambiato pelle. E
come – pur nutrendosi di tutto quello che è stato – non può più essere quello che è stato. Si può ancora parlare di regia, di fronte a un film (ammesso che sia ancora un “film “…) come questo? Cosa fa il regista di un meccanismo testuale giocosamente complesso come quello di Ready Player One? Dirige gli attori? Non proprio. Per almeno metà film gli attori sono determinati dalla performance capture e dai sensori che li trasformano in ibridi semivirtuali. Sceglie le inquadrature? Non esattamente. Le immagini e le scene piroettano e saltellano come la pallina di un vecchio flipper sparata dentro un videogame anni ’90. E allora? Dov’è il regista? Che fa? È il capitano della ciurma. Tiene insieme il team. Assembla. Shakera. Mescola. Cuce. Come un barman dell’immaginario. Come un game designer che prova a fondere e a ibridare cinema e videogame, fumetti e subculture pop, reale e virtuale, pixel e carne.”
Gianni Canova
Cosa si può dire di più di quello che ha scritto in un suo straordinario articolo il critico cinematografico Gianni Canova? Che per l’ennesima volta Spielberg dipinge il futuro e lo fa in una forma talmente nuova, una vera ibridazione di generi che questo film sarà di sicuro preso ad esempio anche dal punto di vista tecnico come lo furono Jurassic Park o Minority Report. E’ naturale che, essendo un film con target giovanile il ritmo sia del tutto frenetico, con una trama molto lineare, stupisce che questo regista di oltre 72 anni lo abbia girato con una tale freschezza. Lo attendevo da mesi dopo aver letto il libro e devo dire che questo è il capolavoro del decennio, l’ennesimo di Spielberg.