Caspita che razza di filmoni che sto inanellando in questo che è un periodo caldissimo per tutti noi cinefili. È il momento oggi di Lady Macbeth grandioso noir di ispirato ad un racconto del russo Nikolaj Leskov, “Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk”, modificato radicalmente nell’ultima parte e in alcuni presupposti, e ambientato nel nord dell’Inghilterra, il film di William Oldroyd è un debutto impressionante, tanto per la forza del suo impianto visivo quanto per quella del carattere al centro del film.
Ritratto di una dark lady ingenua e perversa allo stesso tempo, Lady Macbeth ci presenta la giovane Katherine come una donna piena di vita e di sensualità, dolorosamente ignorata dall’uomo dal cui padre è stata comprata (scambiata, com’è consuetudine, per un terreno) e costretta a reprimere il proprio desiderio fino alla soglia della depressione. Sullo sfondo, splendido e ironico, di un maniero ottocentesco di sobria ed affascinante eleganza, fotografato come in una serie non interrotta di dipinti fiamminghi, nelle più suggestive condizioni di luce naturale e di candela, la vittima si trasforma in algida, spietata carnefice. La sua fame si fa ingordigia, la sua determinazione follia, la sua parola recitazione.
Imperdibile.