Il cinema di fantascienza iberico è ad altissimi livelli già da molti anni. Piccoli film basati su grandi idee come Apri gli occhi (Abre los ojos) capolavoro di Alejandro Amenábar del 1997, il bellissimo e sconvolgente Timecrimes (Los Cronocrimenes) di Nacho Vigalond del 2007, il toccante Eva di Kike Maíllo del 2011 e il filosofico Proyecto Làzaro di Mateo Gil, 2016.
Filosofico perchè in questo film i temi fondamentali in ballo sono molteplici: è giusto resuscitare i morti? ergersi a Dio? La tecnologia è la nuova religione? e l’umanità che fine fara? l’amore, la vita, la morte, il rimpianto di un amore. Gran film, triste ma anche visivamente un gran film.
Marc è un uomo ambizioso, di successo e con tanti progetti in corso. Quando scopre che ha un cancro terminale con un’aspettativa di vita di un anno ne rimane scioccato. Incapace di accettare la morte e la prospettiva del deterioramento del proprio corpo, Marc decide di ibernarsi nelle migliori condizioni possibili: così si suicida unicamente a questo scopo, prima che la malattia raggiunga uno stadio troppo avanzato. 2083, 60 anni dopo: siamo alla Prodigy Health Corporation, l’istituto che ha in carico la resurrezione di Marc. Le cose non sono così idilliache come Marc aveva sperato; anzi, il suo ritorno alla vita è accompagnato da una serie infinita di problemi medici e da enormi sofferenze.