In questi giorni ho rivisto Il quinto potere, l’ho guardato dopo aver visto Citizenfour, d’altronde il caso Snowden e quello Wikileaks hanno parecchio in comune, per questo leggete Rete padrona: Amazon, Apple, Google & Co. Il volto oscuro della rivoluzione di Federico Rampini, un’ottimo saggio sull’argomento ma anche Il cerchio di Dave Eggers meriterebbe una lettura.
Nel 2007 Julian Assange gestore e fondatore di Wikileaks, incontra Daniel Domscheit-Berg, con lui nel corso di 3 anni porterà la piattaforma per la divulgazione di documenti riservati alla notorietà mondiale attraverso la pubblicazione di una serie segreti clamorosi, culminati con i cablogrammi e i resoconti riguardanti la guerra in Afghanistan del governo americano nel 2010, evento talmente clamoroso da distruggere la stessa organizzazione interna del sito e renderlo il nemico dei principali governi del pianeta.
Quella di WikiLeaks è una storia a doppio livello. Da una parte è un racconto dell’era digitale, la nascita di un sito che ha cambiato il concetto di segretezza, consentendo la più grande fuga di notizie nella storia dell’informazione; dall’altra è uno dei molti esempi delle nuove forme di attivismo, cioè di come la tecnologia e la comunicazione digitale stiano cambiando la maniera in cui gli individui agiscono e si muovono per protestare attivamente contro le istituzioni.
In questo senso il film di Bill Condon (scritto da Josh Singer, ex collaboratore di Aaron Sorkin) guarda sia alla nuova scia di film che cercano di portare al cinema la più grande rivoluzione dei tempi che viviamo attraverso gli uomini dietro gli indirizzi internet più noti (da The social network fino ai prossimi biografici su Steve Jobs), sia ai movimenti politici e alle tendenze sociali maggiori, come già cercavano di fare i documentari TPB: TPB AFK e Anonymous – L’esercito degli hacktivisti.