Viggo Mortensen ha scelto ormai da parecchi anni la via del cinema indie, piccole produzioni lontane da Hollywwod veramente originali. Dopo la famosa trilogia del Signore degli Anelli infatti ha recitato in film come Hidalgo, A History of Violence, Il destino di un guerriero, La promessa dell’assassino, Appaloosa, Good, The Road, A Dangerous Method, On the Road, I due volti di gennaio, Loin des hommes, Jauja opere che riflettono la sua assoluta libertà e capacità attoriale.
Captain Fantastic è stato presentato alla sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes 2016 risquotendo un notevole successo, per poi passare alla Festa del cinema di Roma, uscirà nei cinema italiani a dicembre. Il film è meraviglioso, intelligente ed emozionante e affronta la questione dell’educazione giovani in un modo veramente originale. Viggo Mortensen sostiene insieme ai giovani attori l’intero film e incarna perfettamente l’ambiguità del personaggio del padre, compagno e dittatore. In alcuni momenti tenta di arruffianarsi il pubblico mostrando la differenza, forzata, tra i ragazzi belli, forti e intelligenti cresciuti nei boschi e gli stupidi e fatui delle città. Come se il conformismo di vivere in una casa e andare a scuola fosse una devianza, avrei voluto vedere questo film nelle mani di Spielberg oppure di Clint Eastwood per vedere quale sarebbe setto il loro punto di vista. A parte questo Captain Fantastic entra di diritto tra i migliori film visti quest’anno.
Trama:
Ben e la moglie hanno scelto di crescere i loro sei figli lontano dalla città e dalla società, nel cuore di una foresta del Nord America. Sotto la guida costante del padre, i ragazzi, tra i cinque e i diciassette anni, passano le giornate allenandosi fisicamente e intellettualmente: cacciano per procurarsi il cibo, studiano le scienze e le lingue straniere, si confrontano in democratici dibattiti sui capolavori della letteratura e sulle conquiste della Storia. Suonano, cantano, festeggiano il compleanno di Noam Chomsky e rifiutano il Natale e la società dei consumi. La morte della madre, da tempo malata, li costringe a intraprendere un viaggio nel mondo sconosciuto della cosiddetta normalità: viaggio che farà emergere dissidi e sofferenze e obbligherà Ben e mettere in discussione la sua idea educativa.