Thriller bello veramente, così bello non credevo.
Il film ideato dai fratelli Dowdle, a partire dalla visione distopica di una loro reale esperienza, mette un uomo comune, privo di grandi capacità ed eroismo (un’inedito Owen Wilson) a contatto con la meno auspicabile delle situazioni e nello scorrere della sua tragedia rimarca più volte come l’inferno che vive sia tutto figlio della politica estera dei paesi occidentali e, ovviamente, degli Stati Uniti in primis post 11 settembre.
Molto attuale come argomento e anche se l’intento e del tutto intrattenitivo ho pensato più di una volta cosa avrei fatto nei panni di Jack (Owen Wilson) mi ha veramente emozionato, tutti bravi gli attori compreso Pierce Brosnan nella parte di “James Bond”.
Trama:
Jack Dwyer è un ingegnere statunitense che lavora per una compagnia che costruisce e mantiene acquedotti. Le difficoltà economiche dell’azienda lo portano a trasferirsi in un paese del sud-est asiatico assieme a sua moglie Anni e le due figlie Lucy e Beeze per occuparsi sempre di un acquedotto. Il giorno dopo il loro arrivo nel paese insorge un gruppo di ribelli che ha come obiettivo quello di rovesciare il governo centrale e di cacciare gli occidentali e comunque tutte le persone che hanno a che fare con l’acquedotto. Ne consegue una caccia all’uomo in cui Jack, assieme alla moglie e ai figli, dovrà correre al riparo cercando di mantenerla in vita…