A Londra, una torre di appartamenti spicca in alto sul Tamigi, segnando l’inizio di quello che diventerà un grande quartiere della finanza. Tutti chiamano la torre “il condominio”. Il grattacielo londinese di vetro e cemento, alto quaranta piani e dotato di mille appartamenti, è il teatro della generale ricaduta nella barbarie di un’intera classe sociale emergente. Viene a mancare l’elettricità ed è la fine della civiltà, la metamorfosi da paradiso a inferno, la nascita di clan rivali, il via libera a massacri e violenza. Il condominio, con i piani inferiori destinati alle classi inferiori, e dove via via che si sale in altezza si sale di gerarchia sociale, si trasforma in una prigione per i condomini che, costretti a lottare per sopravvivere, danno libero sfogo a un’incontenibile e primordiale ferocia.
Tratto dal famosissimo libro Il condominio, di JG Ballard il film ha una buona partenza e un’ottimo cast, Tom Hiddleston è assolutamente perfetto nelle vesti di Robert Laing giovane medico che accede dai piani inferiori alla cima della torre guidato da un’aristocratico Jeremy Irons, l’architetto della torre. Il film all’inizio sembra interpretare correttamente le intenzioni di Ballard, questo è uno dei suoi libri più politici, la differenza di classe, la furia distruttiva della tensione tra i piani alti e bassi (temi che Ballard riprenderà anche in Millennium people). Purtoppo nella seconda metà del film, quando scoppia letteralmente la violenza che richiama neanche tanto velatamente Arancia meccanica e il film si perde, si sfilaccia inutilmente e diventa effettivamente molto noioso. Peccato un’occasione decisamente persa.