Quando Roma era un paradiso di Stefano Malatesta, Skira
Da quando il Premo Strega ha introdotto libri di piccole case editrici capita che al suo interno ci si possano trovare dei piccoli gioielli.
È il caso di Quando Roma era un paradiso, libro che coniuga l’amore per l’arte, il ricordo di un’altra Italia e il cinema.
La mia segnalazione libraria oggi si sdoppia e si tratta si due libri (l’altro è L’incantesimo delle civette) molto simili per quel senso di nostalgia per un’Italia che non c’è più e l’amore per il cinema.
All’indomani della Seconda Guerra mondiale Roma cambia pelle. Roma città aperta ha stravolto i canoni del cinema. Nel 1950 si iniziano le riprese di Quo vadis?, dando il via ai kolossal che diventeranno il prodotto principale della Hollywood sul Tevere. Il cinema fa da locomotiva e trascina tutte le arti.
Roma sembra un’immensa trattoria, dai Castelli a Ostia ai bar in piazza del Popolo, dove si incontrano scrittori, artisti, attori, registi e cinematografari da Moravia a Flaiano, da Fellini a Peppino Amato, da Pasolini a Maurizio Arena, da Schifano a Gino de Dominicis. Roma ha soppiantato Parigi: la città è carica di aspettative e di speranze, stimola curiosità intellettuali. Gli Americani sbarcano a Ciampino, da Orson Welles a Truman Capote, da Cary Grant a Audrey Hepburn, da Cy Twombly a Rauschenberg e restano avvinti dall’atmosfera di festa continua: “avevano messo il piede nella tagliola romana e non sarebbe stato facile liberarlo”. Stefano Malatesta, con il suo stile ironico e tagliente, racconta la Roma della sua adolescenza, facendo rivivere fianco a fianco il mito della Dolce Vita e la Roma-Ricotta pasoliniana. Un periodo straordinario, l’epoca più divertente e creativa nella storia d’Italia. Solo ora che questa realtà è scomparsa ci rendiamo conto di quanto abbiamo perso.
Il titolo “Quando Roma era un paradiso” è una citazione di Cy Twombly. Il pittore americano era incantato da Roma e “la città gli sembrava come una foresta architetturale, che seguiva l’andamento ondeggiante del barocco e che ancora non era nascosta dal traffico”.