Brooklyn porta il pubblico nell’America degli anni Cinquanta, fra gonne a ruota, golfini colorate e camicette. Schiera come protagonista l’attrice irlandese Saoirse Ronan (già candidata nel 2008 per Espiazione e che ho visto in How I Live Now e Grand Budapest Hotel) nel ruolo di Eilis Lacey, una ragazza di famiglia modesta e cresciuta in un paese di campagna, che nel 1952 lascia l’Irlanda per trasferirsi a New York. Va ad abitare nel famigerato Brooklyn, dove tanti immigrati approdavano in cerca di una vita migliore. Il primo impatto, però, è un pugno nello stomaco: Eilis è un pesce fuor d’acqua, la nostalgia di casa è troppa. Eppure, scoprirà che «casa» non è solo quella in cui sei nata, ma piuttosto quella che ti costruisci.
Tratto dall’omonimo libro del 2006 di Colm Tóibín e adattato per il grande schermo da Nick Hornby (Alta Fedeltà, About a Boy), Brooklyn è una storia semplice che va dritta al cuore. Parla d’amore e del sogno americano. Ma anche di una donna forte, coraggiosa e fuori dagli schemi. È ambientata in un’altra epoca, eppure risulta profondamente attuale.
Brooklyn è un film indipendente a basso budget (premiato al Sundance Film), con una storia molto interessante e ottimi attori (l’onnipresente Domhnall Gleeson) che concorre al premio di miglior film e miglior attrice protagonista agli oscar 2016