Il segreto della Pixar da Toy story passando per A bug’s life, Monster’s & Co., Alla ricerca di Nemo, Gli Incredibili, Ratatouille, WALL-E, Up, The brave fino a quest’ultimo Inside Out risiede nella forza drammatica delle loro storie. Storie che non abidicano mai l’originalità narrativa. Prima un bel soggetto, a seguire la scelta grafica, sempre coerente con quella narrativa che tende a semplificare la superficie e mai la sostanza. Per produrre un film della Pixar ci vogliono in media 4 anni nei quali artisti e tecnici collaborano con cura certosina alla riuscita del lavoro.
La bellezza delle loro sceneggiature è costituita poi dai risvolti teorici, che dopo aver esplorato il mondo oggettuale e indagato i sogni delle cose, reificano le emozioni umane, in altre parole prendono per concreto l’astratto.
Inside Out visualizza ed elegge a protagonisti della vicenda la gioia, la tristezza, la rabbia, la paura e il disgusto, emozioni che guidano le decisioni e sono alla base dell’interazione sociale di Riley, che a undici anni deve affrontare sfide e cambiamenti. Se Up svolgeva l’avventura di fuori, Inside Out la sviluppa di dentro, attraversando in compagnia di Joy e Sadness la memoria, il subconscio, il pensiero astratto e la produzione onirica di una bambina che sta imparando a compensare la propria emotività. Incasserà meno del suo rivale I Minions ma è di un’altro livello. Capolavoro per grandi e piccini come solo la Pixar sa produrre.