Vincenzo Beretta, sceneggiatore milanese è un nome noto per chi bazzica il BVZM e si ricorda le sue storie su Zona X e Martin Mystère. Racconti spesso densissimi, mai banali, e infarciti di tanti riferimenti interessanti e “mysteriosi”, capaci di appassionare, intrigare e coinvolgere. Dopo alcuni anni, ecco che, con il numero 340 del bimestrale del Detective dell’Impossibile, Beretta (affiancato dai disegni di un Giancarlo Alessandrini in grande spolvero) torna scrivere un episodio del BVZM. Una storia corposa, con un ritmo da romanzo e in grado di evocare sottili e affascinanti inquietudini.
La prima idea per questa storia risale addirittura al lontano 1998, mentre Beretta era alle prese con “Ricordi dall’Infinito” (bellissima e ultima storia di “Magic Patrol”, pubblicata sui numeri 44 e 45 del mai abbastanza compianto Zona X). Quel racconto parlava di UFO e alieni, sia come possibilità oggettiva, sia come bisogno psicologico di “crederci” per i personaggi.
Clarisse Norman è una timida ragazza che vive tra i boschi del New Hampshire e si prepara per diventare psicoanalista. Durante una gita nelle foreste del nord, uccide senza ragione il suo ragazzo. Nel corso del processo viene dichiarata schizofrenica e rinchiusa. Perché è ossessionata dai suoi stessi disegni? Per quale ragione si occupa di un alchimista settecentesco cacciato dall’Europa a causa delle sue allucinanti teorie? Perché nel cuore della foresta sorge una porta che all’apparenza si apre sul nulla? Martin Mystère scopre che il velo che separa la lucidità dalla follia è molto più tenue di quanto si possa immaginare.
Soggetto: Vincenzo Beretta
Sceneggiatura: Vincenzo Beretta
Disegni: Giancarlo Alessandrini
Copertina: Giancarlo Alessandrini