Jurassic World è il classico blockbuster estivo, roboante, infarcito di effetti speciali (allo stato dell’arte) con tutti i connotati per essere un prodotto adatto a tutti. Un buon cast su cui spiccano la splendida Bryce Dallas Howard, figlia di Ron Howard (che strappa qualche sorriso quando riesce a seminare un T-rex che la insegue correndo su due tacchi alti 15 cm nel mezzo della giugla) e un Chris Pratt meno ironico e sornione del solito ma ancora di più candidato a nuovo Harrison Ford del cinema americano.
Il film ha anche tra i protagonisti l’immancabile adolescente apatico con cuffie musicali perennemente nelle orecchie e il bambino nerdissimo che ragiona come uno scienziato nucleare.
Lo sforzo profuso da Amblin Entertainment e Legendary Pictures in termini di marketing è massiccio e fa leva sull’incrollabile fascinazione dei più piccoli per i colossi Jurassici. Da un lato percui il film si rivolge ai ragazzini (l’effetto parco dei divertimenti è assicurato) all’altro prova a imbastire una metafora sullo scontro generazionale tra verità e finzione, analogico e digitale, natura ed esperimenti genetici.
Tutto sommato un film godibile con trama pari a zero, ma d’altronde quello che vuole il pubblico è ingozzarsi di pop-corn mentre il T-rex e i Velociraptor se le danno di santa ragione con l’Indominus rex di turno.