Mi è capitato raramente in questi 8 anni di Evazione del Prigioniero di rimanere così coinvolto e conquistato da una serie tv come quella che ho visto ieri sera. Si tratta della prima puntata, eps1.0_hellofriend.mov di Mr. Robot. Veramente un pilot perfetto.
Prima di tutto complimenti a Sam Esmail che se le premesse sono queste ha creato una delle serie tv più belle e disorientanti e politicamente scorrentte che le tv americane abbiamo mai conosciuto.
La storia è presto detta: Elliot, un Rami Malek da paura con sguardo folle e allucinato (veramente bravo e magnetico) è un genio dei computer che lavora in un’agenzia di sicurezza informatica e che una volta tornato a casa usa le sue capacità di hacker per sistemare le piccole e grandi storture che popolano la società (una specie di giustiziere della notte hacker).
Pieno di fobie, ossessioni, fragilità disarmanti e strazianti, uno Sheldon Cooper all’ennesima potenza, la sua mente confonde realtà e finzione, è però dotato di grande commiserazione verso gli altri ma anche tanta rabbia verso una società controllata dal denaro (e da multinazionali senza scrupoli) che con i suoi meccanismi spietati stritola l’individuo. Potere (detenuto dall’«1% della popolazione mondiale»).
Fantastici i suoi monologhi interiori nei quali la realtà che lo circonda cambia a seconda di quello che lui pensa (la multinazionale E Corp diventa Evil Corp e tutti la chiamano così);
Ottimo Christian Slater che presta il volto ad un hacker geniale che si fa chiamare Mr. Robot che è pronto a includere Elliot nella sua lotta contro le grandi corporazioni per restituire all’uomo comune i diritti toltigli un poco alla volta dietro il loro consenso. Privacy is Theft si recita nel distopico The Circle di Dave Eggers che sto leggendo adesso;
bellissima l’atmosfera livida e distopica delle location di New York e Coney Island;ho apprezzato molto la qualità del linguaggio tecnico, non c’è nulla di inventato o poco realistico e forse per questo questa serie tv colpirà ancora di più nel segno e forse aprirà gli occhi a molti che si lasciano stordire dal fascino dei social network.
«Non puoi distruggere un conglomerato sparandogli al cuore. È questa la loro caratteristica: non hanno un cuore. Devi demolirli un arto alla volta.»