Chistopher Nolan. Il tempo, la maschera, il labirinto di Massimo Zanichelli, Bietti Heterotopia
Tempo fa avevo letto un saggio di Salviano Miceli ma non mi aveva entusiasmato, questo del critico Massimo Zanichelli analizza per la prima volta seriamente la cinematografia di Nolan.
Il tempo e la morte, il doppio e l’identità, la maschera e il labirinto: sono i temi ricorrenti del cinema di Christopher Nolan, uno dei registi più innovativi del nuovo millennio, capace come pochi altri di coniugare con successo sperimentazione e spettacolo, produzioni indipendenti e blockbuster d’autore. Dall’esordio di “Following” alla rivelazione di “Memento”, dalle atmosfere ipnotiche di “Insomnia” alle scatole cinesi di “The Prestige”, dalla vertigine onirica di “Inception” al viaggio spaziotemporale di “Interstellar”, Massimo Zanichelli si addentra nell’immaginario del regista con uno sguardo trasversale ed esplora tanto i dispositivi narrativi dei film quanto le componenti più emozionali delle loro storie, che spesso sciolgono il dolore della perdita nell’abbraccio di un eterno ritorno. Con un contenuto speciale: un “libro nel libro” interamente dedicato all’indimenticabile trilogia del “Cavaliere Oscuro”.
Tre film: Interstellar (2014), il tempo eterno: ultima produzione, la chiusura o un nuovo inizio? Il protagonista viaggia nella spazio “curvo e circolare”, non invecchia, vive le 3 fasi della vita attraverso la figlia, che ritrova anziana morente, e riparte così verso l’infinità dell’universo.
Memento (2000), il tempo reversibile: il decretato successo di Nolan. Un procedere a ritroso, partendo dalla fine per arrivare all’inizio, la perdita di memoria a breve del protagonista, lo sforzo di ritrovarla senza ritorno, una fuga continua dal reale-attuale.
The Prestige (2006), le scatole cinesi: il capolavoro. Una costruzione ad incastri, il puzzle della mente umana, un gioco di prestigio il cui trucco si svelerà alla fine.
Un quarto. Insomnia (2002), il tempo immobile, in cui il sole non tramonta mai e siamo imprigionati nel presente ossessivo. Presente, il tempo “reale”, il più difficile per la psiche umana, che ne rifugge; futuro, il tempo “immaginabile”; passato, il tempo “analizzabile”… e tutto torna sempre ricongiungendosi. Una quarta dimensione, il quarto tempo: l’eternità, oltre ogni cosa, quel rassicurante grembo materno a cui aspiriamo, la quadratura del cerchio…