Ed eccoci qui, sabato 13 dicembre, di nuovo a Bergamo, due anni dopo Lo Hobbit andata e ritorno: sulle tracce di Bilbo Baggins questa volta un terzetto di Rohirrim, Luigi, Giovanna ed io. Una giornata grigia e piovosa invoglia una pigrizia degna di Bilbo Baggins ma noi non ci lasciamo intimidire e dopo un ora di viaggio, partiti da Verona, arriviamo nel centro di Bergamo verso le 15.15 e una volta parcheggiato ci portiamo in un bar per un cappuccino ristoratore.
Verso un quarto alle quattro arriviamo nella sede dell’associazione Torquato Tasso in via Torquato Tasso 7. La sala adibita è piena ma riusciamo a trovare tre posti. Salutiamo i ragazzi dell’associazione che ha organizzato l’evento, i bravissimi Sackville (http://www.sackville.it/blog/) e visitiamo la mostra “Qui, nel mondo reale – L’incredibile corrispondenza tra il mondo di Tolkien e il nostro mondo” e i bellissimi modellini del gruppo modellistico Picchiatelli.
Alle quattro circa, presentata da Angelo Mapelli de Le radici della comunità inizia la conferenza, i conferenzieri sono 8, due sono ammalati (tra questi anche Stefano Vietti, peccato) come due anni fa sceglieranno una parola collegata a Tolkien.
Questi i relatori e la parola scelta:
Angelo Berti – Invisibile
Paola Cartoceti – Coraggio
Marco Cimmino – Guarigione
Roberto Fontana – Tengwar
Paolo Gulisano – Tradimento
Emanuele Manco – Narrazione
Franco Manni – Fallimento
Chiara Nejotti – Stelle
Complimenti a tutti i relatori, alcuni sono stati una scoperta, tre di loro, Tolkienani doc sono stati una conferma, Fontana ha incantato con la sua conoscenza della scrittura Tengwar inventata da Tolkien, Gulisano è stato ineccepibile e Manni, come sempre vulcanico, “fallisce anche il fallimento” geniale.
Tra pochi giorni vedremo l’ultimo capitolo della trilogia de Lo Hobbit, tanta strada è stata fatta, andata e ritorno, rimarrà il ricordo e la nostalgia dei tempi passati. Speriamo di tornare a Bergamo ancora, ormai iniziamo a conoscerla. Nel frattempo un saluto a tutti i Tolkienani italiani e buone feste.
“Le fiabe parlano di cose permanenti: non di lampadine elettriche, ma di fulmini. Autore o amatore di fiabe è colui che non si fa servo delle cose presenti. Esiste una fiaba suprema, che non è una sottocreazione, come altre, ma il compimento della Creazione, il cui rifiuto conduce alla furia o alla tristezza: la vicenda evangelica, in cui storia e leggenda si fondono.”