Hunger Games – il canto della rivolta – parte 1

Dopo un secondo capitolo abbastanza farraginoso anche se più adulto ecco che incredibilmente la saga di Hunger Games prende una piega inaspettata, prendendo le distanze da clone di Battle Royale.
Francis Lawrence sembra aver trovato la strada migliore, buona per raccontare la dialettica tra apparire ed essere dell’eroina più importante della narrativa per il grande pubblico dei nostri anni. La prima parte di Hunger Games: Il canto della rivolta, sebbene lontana dall’afflato pastoso e avventuroso che Gary Ross aveva donato al film d’esordio della serie, mostra d’avere ben compreso quanto sia cruciale il volto e il corpo di Katniss nel mettere in scena una storia che nei libri è narrata attraverso un dialogo interiore.
La distopia di Hunger Games sembra procedere come tutte le altre viste al cinema, come la consueta storia di ribellione individuale ad un sistema dittatoriale che opprime lo spirito tramite la tecnologia, ma più la saga procede più è difficile ignorare come usi questa struttura classica per cambiare quello che conosciamo della fantascienza d’azione di grande incasso.
Bisogna dire che senza Jennifer Lawrence, attrice sopraffina e delicata, capace di rendere straordinarie pure le scelte banali questa saga non avrebbe avuto lo stesso successo, inoltre come non nominare tre dei miei attori preferiti, grandiosi, come l’indimenticabile e compianto Philip Seymour Hoffman, il poliedrico Woody Harrelson e l’istrionico Stanley Tucci. Da vedere, aspettando la battaglia finale per la libertà.

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