Vertigine digitale. Fragilità e disorientamento da social media di Andrew Keen, Egea
Mi riconosco in molte cose sostenute da Keen che verso facebook nutre un atteggiamento critico e complesso. Si è cancellato da Facebook perché provava imbarazzo per come alcuni vi si espongono. Dice, in un’intervista a un blog del New York Times: “Siamo tutti un po’ sedotti dal nuovo culto dei social media. Ci è stato detto di rivelarci, di metterci a nudo, sempre di più, sulla rete. In realtà questo esporsi ci regala soltanto una dolorosa solitudine e in compenso fa guadagnare una montagna di soldi a chi vende i nostri dati personali. Rischiamo di diventare, da persone che siamo, dei prodotti. E io non voglio diventare un prodotto di Facebook”. Concordo.
Il Web 3.0 di Facebook, Twitter, Google+ e Linkedln è veramente il luogo della massima socialità e della condivisione totale, dove tutti comunicano con tutti nel tempo e nello spazio? Non rischia di essere, se non lo è già, il luogo dell’iper realtà, dove si perde la distinzione tra realtà e irrealtà? Per Keen la rivoluzione dei social media è di fatto la più travisata e distorta trasformazione culturale dai tempi della Rivoluzione industriale. I social media stanno indebolendo e frammentando la nostra identità: essi ci disorientano e ci dividono, non instaurano affatto una nuova era comunitaria e di uguaglianza fra gli esseri umani. Il tragico paradosso della nostra vita è l’incompatibilità tra il nostro profondo desiderio di appartenenza alla comunità online e di amicizia e l’altrettanto forte desiderio di libertà individuale. Mentre si prevede che verso la metà del XXI secolo quasi ogni essere umano del pianeta sarà connesso elettronicamente, questo libro vuole essere una tesi contro la condivisione, l’apertura, la trasparenza personale, il grande esibizionismo.