Under my skin

Questo è senz’altro un film strano. Brutto? Per me un’occasione sprecata per una pellicola che a livello di sceneggiatura lascia molto a desiderare. Dove un’inedita Scarlett Johansson in parrucca corvina si muove ammiccante e letale fra le strade di Edimburgo e  attraverso i suggestivi panorami della costa scozzese, pronta a trascinare le sue inconsapevoli vittime in un abisso di tenebra.
Il regista deve essere innamorato della Johansson perchè ogni 15 minuti la mette a nudo nel senso letterale inquadrandone ogni centimetro. Ma purtoppo rispetto al romanzo di Michel Faber il regista tralascia ogni minimo riferimento “impegnato” e la connotazione cupamente satirica per costruire così un on the road visionario ma del tutto sterile e fine a se stesso. 
Tre versioni del copione e un periodo di fermo potevano insospettire e ora appare evidente che l’incertezza era e resta legittima. Spogliato del contesto fantascientifico e ridotto quasi al silenzio, il film non guadagna a sufficienza in atmosfera da compensare le perdite in materia di psicologia e possibilità di identificarsi con il personaggio.
Quest’ultima, poi, è una scomparsa non da poco, perché è proprio sull’ambiguità del discorso identitario che si gioca la partita: chi sia la vittima e chi il carnefice, è la domanda più che esplicita che il regista gira allo spettatore. Peccato.

Trama
Il corpo di una donna viene recuperato da un misterioso motociclista fuori strada e trascinato su un camion, dove un’aliena, con le medesime sembianze della malcapitata, ne indossa letteralmente le vesti. L’aliena intraprende quindi un viaggio attraverso la Scozia, sfruttando il proprio fisico seducente per adescare uomini soli e non restituirli mai più alle loro vite.

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