300 – L’alba di un impero è l’ideale prosecuzione dell’originario 300 di di Zack Snyder che prendeva spunto da una graphic novel di Frank Miller grande capolavoro della nona arte. Il sequel di Noam Murro parte dal film precedente, e dalla mitopoiesi generata attorno ad esso, per anticipare Xerxes il fumetto di Frank Miller, in fase di produzione sequel del 300 fumettistico.
La mitologia di tutti risente come atmosfere dell’influenza di Peter Jackson (Il signore degli anelli e Lo hobbit) e del Trono di spade, Serse – il Dio-Re, di cui è raccontata una genesi vicina al mondo di Robert Howard e del suo eroe cimmero Conan – e Artemisia – diabolica guerriera ellenica assetata di vendetta nei confronti del suo popolo e incarnata dalla letale sensualità di Eva Green. Luoghi e l’epoca sono gli stessi di 300, ma il campo di battaglia è un altro: il mare, con tutte le sue insidie. È nuovo anche l’eroe. Non c’è più lo spartano Leonida (nei cui panni Gerard Butler trovò la fama), ma il generale ateniese Temistocle, interpretato dall’australiano Sullivan Stapleton.
300 – L’alba di un impero insiste sul ralenti e sul frame-freezing ripetuti all’infinito per congelare il momento e sottolinearne così epicità e imprescindibilità. Ancora una volta il cinema attinge dal fumetto, desaturando il più possibile la propria fotografia, per avvicinarsi anche visivamente alla pagina di Frank Miller, ma contemporaneamente guarda al videogioco e a una differente ripartizione, quantitativa e qualitativa, tra scene action e parti dedicate all’approfondimento dei personaggi. Il risultato è una rinnovata e sontuosa festa per gli occhi per chi ama questo genere di film.