Ieri sera mi sono convinto a vedere La grande bellezza film che sembra potrebbe prendere l’oscar come migliore opera straniera 2014. Premetto che non sono partito prevenuto nei confronti di questo film anche se un paio di considerazioni le avevo già espresse durante la visione del trailer. Sono un grande amante di cinema percui quando vedo un bel film non posso altro che riconoscerlo ma questo non lo è per niente… senza tanti giri di parole l’ho trovato volgare, grottesco, irritante perchè troppo stucchevole ma soprattutto noioso fin già dalle prime scene tra le feste e le chiacchiere sulle terrazze romane di una certa borghesia radical chic di sinistra pseudo intelletualoide che provoca solo sbadigli. Sorrentino strizza l’occhio al cinema d’autore italiano degli anni 60’, si vede che vorrebbe ispirarsi a Fellini per Roma, 8½ e a La Notte di Antonioni, ma anche a Terence Malick e David Lynch, dei quali però non ha il genio e la follia visionaria.
Certo molto bravo Toni Sevillo, Jep Gambardella, che però si muove su una sceneggiature assente. La sequenza di orrori romani attraverso cui passa il protagonista Gambardella vuole dimostrare la vacuità di certi ambienti di questi tempi ma finisce per rovinare per esagerazione e ridondanza il film che li ritrae. La grande bellezza diventa così una grande bruttezza. «Roma mi ha molto deluso», dice il personaggio di Carlo Verdone, inutilmente camuffato con baffi e occhiali perché non sembri lui, ma la capitale rimane sullo sfondo. E viene da pensare che a mostrarla di più il film avrebbe guadagnato in autenticità, in senso e appunto in bellezza.