Se dovessi dire qual’è il disco dell’anno per me direi questo affascinante Bettween Dogs and Wolves di Piers Faccini insieme a The invisible way dei Low, Black Pudding di Mark Lanegan & Duke Garwood e In a perfect world dei Kodaline. Omaggiando la tradizione di Leonard Cohen, Bob Dylan e Bonnie “Prince” Billy in un album dai toni crepuscolari e raffinati. Chitarra e piano reggono le fila di un suono sempre più delicato e intimista, poche tracce di violoncello e l’assenza di percussioni caratterizzano il disco come il più personale e sentito dell’artista. Una canzone in italiano, una in francese ed il resto in lingua inglese, con “Between Dogs And Wolves” Faccini entra prepotentemente nella ristretta cerchia dei poeti del nuovo folk, e lo fa rinunciando a quelle nuance che smorzavano l’essenzialità del suo scripting, catturando quell’integrità lirica che il cantautore anglo-italiano aveva finora inseguito senza mai raggiungerla del tutto.
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