Ed eccomi a scrivere velocemente le mie impressioni dopo la visione de Lo hobbit, la desolazione di Smaug: azione, suspance, sentimento e avventura sono le parole chiave di una pellicola che dà soddisfazioni, ma che scricchiola solo un attimo, verso il finale, quando il regista ha dovuto, per questioni legate al marketing, “allungare il brodo” ed aggiungere all’intreccio una “questione elfica al femminile” inesistente all’interno del romanzo di J. J. R. Tolkien al quale il film è ispirato. Un amore platonico tra un elfo e un nano, evidentemente poco credibile, ma soprattutto un personaggio, quello di Taurin, interpretato da Evangeline Lilly purtroppo privo di senso all’interno della trama, poco incisivo. Per il resto grandissimi Bilbo Baggins (Martin Freeman), Gandalf il Grigio (Ian Mckellen), Thorin Scudodiquercia (Richard Armitage) e il drago Smaug (a cui da le movenze e la voce inglese Benedict Cumberbatch).
Inoltre sono 6 i buoni motivi per andare a vederlo al cinema:
1) Fotografia e costumi favolosi che catapultano in una realtà immaginifica di estremo realismo.
2) 2 ore e 40 di film passate velocemente e con piacere.
3) La presenza di Beorn il cambia pelle (Mikael Persbrandt)
4) Epici gli ultimi 30 minuti del film con i nani e Bilbo che lottano contro il terribile Smaug.
5) Il ritorno di Legolas (guerriero spietato) interpretato da Orlando Bloom.
6) La lotta epica tra Gandalf il Grigio e il potentissimo Negromante.