Gerry Lane è in auto con la sua famiglia, nel traffico di Philadelphia, quando scoppia il caos. Orde di persone infette da un male sconosciuto si avventano su chiunque altro, contagiandolo in pochi secondi. Ex impiegato delle Nazioni Unite ritiratosi a vita privata, Lane accetta di tornare in servizio pur di mettere in salvo la propria famiglia su una nave del governo. Parte dunque alla ricerca del luogo del primo contagio, di scorta ad un promettente immunologo, nella speranza di isolare il virus e poter apprestare un vaccino.
La Plan B di Brad Pitt e soci ha scelto il libro di Max Brooks “World War Z: An Oral History of the Zombie War” per farne un blockbuster tutto adrenalina e clima da fine dei tempi. La “rabbia” famelica di cui sono portatori gli zombie (baluardi di un’interpretazione orroristica del concetto di “non morti”, laddove i vampiri sono ormai sempre più ripuliti e politicamente corretti) si diffonde nel film di Forster come una pandemia moderna e le tante inquadrature dall’alto ne sottolineano efficacemente lo spargimento capillare, come arterie di un unico mondiale organismo sociale che si colorano di rosso, sulle strade e sui monitor del potere, ridotto all’impotenza. Menzione speciale per Peter Capaldi nuovo Doctor who e per Pierfrancesco Favino a mio parere il migliore attore italiano della nostra epoca nella parte di due ricercatori di un equipe con base a Cardiff.
Tra Contagion e 28 giorni dopo il film regge il confronto grazie ad un ottimo ritmo. Il film ha avuto una difficile lavorazione e Damon Lindelof (Lost, Prometheus) e Drew Goddard (Cloverfield, Quella Casa nel Bosco hanno riscritto il terzo atto del film, apparentemente con una mano anche da parte di Christopher McQuarrie, a partire dal momento preciso in cui Brad Pitt sale su un aereo lasciando Israele. Tutta la sequenza sull’aereo, quindi, è stata ideata per preparare il nuovo finale (lo si era appreso anche dalle immagini che provenivano dal set delle riprese aggiuntive), anch’esso girato da zero nelle riprese aggiuntive.