Dentro una Berlino desaturata, avvolta in luna luce grigia e perennemente invernale, il regista spagnolo ‘precipita’ il protagonista senza identità di Liam Neeson, che a seguito di un trauma dovrà risolvere un problema in una città estranea e disseminata di antagonisti.
La dimensione urbana e globale delle sue peripezie è fissata da inquadrature aeree che esibiscono un eroe disorientato e idealmente prossimo all’incerta colpevolezza del Cary Grant del Sospetto, di Intrigo internazionale, di Caccia al ladro. Alludendo e citando il cinema hitchcockiano già indicato e denunciando il riferimento a Polanski (la sequenza sul tetto sdrucciolevole rimanda a Frantic) e al cinema di di Paul Greengrass (The Bourne Supremacy, The Bourne Ultimatum) Unknown celebra la trasformazione uomo normale scialbo e anonimo prima, uomo d’azione brillante e determinato dopo. È indubbiamente l’intensa interpretazione di Liam Neeson a determinare l’energia e il ritmo di un film che rincorre indizi e rimette insieme pezzi e frammenti di identità. E pian piano le circostanze fortuite lasciano il posto a un’architettura precisa, la fatalità si ricompone in un congegno ineluttabile e il protagonista risale all’origine di sé.