Cofanetto Borges, di Jorge Luis Borges e Osvaldo Ferrari, Bompiani.
Io ho scoperto da poco gli ultimi due libri delle famose e ricche conversazioni fra il grande maestro cieco Jorge Luis Borges ed il giovane Osvaldo Ferrari e le ho trovate arricchenti in un modo indescrivibile, è stato come se il grande Borges dialogasse come, un esperienza di lettura che tocca la sfera spirituale. Il mio rammarico è non aver potuto leggere il primi due volumi Conversazioni e Altre conversazioni per via della difficile reperibilità. Ma adesso Bompiani ristampa tutti e tre i libri già editi in passato e li racchiude in un prezioso cofanetto, aggiungendo la ciliegina finale: un libro di conversazioni del tutto inedito.
«Dopo quasi trent’anni da quando li ho realizzati — ci racconta Ferrari nell’introduzione di Reencuentro, testo apparso in Argentina solo nel 1999 in occasione del centenario della nascita del Maestro, «torno a incontrarli, a sentire la voce di Borges e a meravigliarmi come allora; anche più di allora. […] A tutti noi spettava questo nuovo incontro, il “reencuentro” con Borges, con l’inconfondibile fluire della sua intelligenza, della sua sensibilità.»
Ecco la composizione del “Cofanetto”:
Conversazioni (Borges en diálogo, 1985),
Altre conversazioni (Libro de diálogos, 1986)
Ultime conversazioni (Diálogos últimos, 1987)
Reencuentro. Dialoghi inediti (Reencuentro, 1999)
«Borges procede con la sicurezza del veggente nel fitto del suo universo di citazioni, riferimenti, paragoni, ricordi, riportando sempre dal vagabondaggio più estroso il filo di una continuità, di una coerenza, si dica pure d’una fedeltà per cui tout se tient, a dispetto del caso che ci governa e delle insidie dell’irrazionale»: così continuava il traduttore-curatore, grande estimatore ed amico del Maestro di Buenos Aires.
Nel corso di trenta conversazioni svolte, quel 1984, dal giovane giornalista Osvaldo Ferrari alla Radio municipale di Buenos Aires fecero storia già mentre si svolgevano: senza aver prefissato i temi da discutere, ma lasciandoli sgorgare spontanei, Borges e Ferrari — entrambi bonaerensi ma con cinquant’anni di differenza! — crearono un corpus di dialoghi che sin da subito vennero amati dai lettori, apparendo a gran velocità trascritti sulle pagine di Tiempo argentino.
L’esperienza fu così appagante per tutti che venne ripetuta ancora, ed ancora, ed ancora…
«Ferrari e io abbiamo cercato di far sì che le nostre parole scorressero attraverso di noi, forse nonostante noi», scrive Borges. «Non si tratta dunque di interviste, ma veramente di conversazioni, nate dal piacere di trattare temi per i quali entrambi sentivamo affinità», ricorda Ferrari.
Le conversazioni sarebbero andate avanti, se il Buio non avesse compiuto la sua opera e, dopo gli occhi, avesse portato via a Borges anche la vita. Non prima, però — lui che si era sempre rimproverato di non essere stato felice — di lasciare questo commento su tutta l’operazione: «A questo punto della mia vita sento questi dialoghi come felicità».