Perfect sense mi richiama alla mente una delle più incisive e apocalittiche canzoni di Roger Waters contenuta nel disco Amused to Death, ispirata a 2001 odissea nello spazio, come il verso “The monkey sat on a pile of stone and stared at the broken bone in his hand” lascia intuire.
Perfect sense è anche un film indipendente che probabilmente da noi non uscirà mai ma che meriterebbe di sicuro. Interamente girato in scozia a Glasgow è uscito nelle sale inglesi, scozzesi e irlandesi lo scorso ottobre.
Il regista David Mackenzie dirige un thriller apocalittico che offre una commovente proposizione su come la razza umana potrebbe superare una pandemia globale. Nel cast sono presenti Ewan McGregor, Eva Green, Ewen Bremner, Stephen Dillane, Denis Lawson, Connie Nielsen.
Quando Susan (Eva Green), un’epidemiologa, riemerge da una storia d’amore andata male, incontra uno strano paziente, un camionista di Glasgow che ha sperimentato un improvviso e incontrollabile bisogno di piangere. Ora è tranquillo, ma ha perso il senso dell’olfatto. Susan apprende che ci sono altri 11 casi a Glasgow, 7 a Aberdeen, 5 a Dundee e 18 a Edimburgo.
In realtà, in Gran Bretagna sono presenti 100 casi, a cui si aggiungono quelli segnalati in Francia, Belgio, Italia e Spagna, tutti apparsi nelle ultime 24 ore. Sebbene l’incontro di Susan con Michael (Ewan McGregor), cuoco in un ristorante locale, abbia le premesse per un nuovo amore, il mondo sta per cambiare drasticamente. Le persone di tutto il mondo cominciano a soffrire di strani sintomi che colpiscono le emozioni e poi i sensi come l’incontrollabile e improvviso bisogno di piangere, la fame implacabile che dà vita a scene di bulimica ossessione o gli scatti incontenibili di rabbia distruttiva, non forniscono pretesti per imbastire scene di massa e far crescere la tensione, c’é piuttosto una singolare freddezza di fronte allo scenario tragico, la fenomenologia del contagio é vissuta attraverso il rapporto tra Susan e Michael, che s’incontrano proprio su quel limite estremo, quello che succede intorno sembra non sfiorarli fino a quando non ci saranno dentro anche loro. Mentre tutto il mondo intorno scompare, odori, sapori, immagini e suoni si dissolvono lasciando come mucchietti di cenere al suolo, Susan e Michael si avvicinano sempre più fino a toccarsi. Il contatto fisico, l’ultimo senso, il senso perfetto, per non essere soli e sentire le lacrime sulle guance dell’altro.