Anonymous

Anonymous è un film controverso per vari motivi, principalmente a mio parere il fatto che il regista di un film su Shakespeare sia Roland Emmerich, quello di Independence day, Stargate, Godzilla, The Day After Tomorrow e di altri film di genere tra il fantascientifico e il catastrofico ha fatto storcere il naso alla maggior parte dei critici, ho letto recensioni che lo paragonano addirittura a Godzilla. Personalmente a me è piaciuto molto, e normalmente non amo i film in costume ma mi sono molto appassionato a questa storia. Ma se anche il film non avesse grande valore dal punto di vista cinematografico, un grande merito lo ha di sicuro, quello di avvicinare alle opere di cotanto genio.

Il film affronta una questione che per secoli ha affascinato studiosi e brillanti intellettuali quali Mark Twain, Charles Dickens, e Sigmund Freud, e cioè: chi ha realmente scritto tutte le opere che sono state attribuite a William Shakespeare?
Gli esperti ne hanno discusso, sono stati scritti numerosi libri sull’argomento e gli studiosi hanno dedicato la loro vita per difendere o sfatare teorie riguardanti la paternità delle opere più famose della letteratura inglese.
Anonymous offre una possibile risposta, concentrandosi su un momento in cui gli scandalosi intrighi politici e le illecite storie d’amore alla Corte Reale sono portati alla luce nel luogo più inaspettato: il teatro di Londra.

“Tutta l’arte è politica Johnson, altrimenti non sarebbe altro che decorazione, e tutti gli artisti hanno qualcosa da dire altrimenti farebbero scarpe”.

Le opere di Shakespeare mostrano una conoscenza approfondita di medicina, astronomia, arte, musica, tecniche militari legge e filosofia e anche di attività aristocratiche come il tennis e la falconeria, queste sue conoscienze, il più ampio vocabolario di ogni altro scrittore di tutti i tempi avvalorano l’ipotesi che fosse un aristocratico con altissima istruzione, nel film il Conte di Oxford. Il numero di termini diversi usati nelle opere è straordinario: oltre 29.000 (tra cui differenti versioni delle stesse parole), un lessico quasi cinque volte più ampio di quello usato nella Bibbia di Re Giacomo, che impiega solo 6.000 parole diverse. Le opere teatrali di Shakespeare rappresentano una tale meravigliosa testimonianza imperitura di genio e cultura che, più passa il tempo e vengono esaminate, sezionate ed analizzate dalle generazioni di studiosi e critici di ogni nazione, più sembrano crescere e migliorare, e le loro perle nascoste e la preziosa saggezza che contengono sembrano essere inesauribili.
Anche il nome con cui sono state firmate metà delle copie originali del 1600, “Shake-speare” con il trattino, è un altro esempio di pseudonimo che allude alla dea protettrice dell’arte e della letteratura, Atena, che balzò fuori dalla testa di Zeus scuotendo una lancia (in inglese shaking a spear).

Lascia un commento