La Talpa (2011) John Le Carré, prima di diventare uno dei massimi esponenti della letteratura di spionaggio, è stato dipendente del MI6 e ha visto la propria carriera interrompersi a causa di un agente doppiogiochista al soldo del KGB. Di questa trasposizione per il grande schermo Le Carrè stesso ha dichiarato: “sono orgoglioso di aver consegnato ad Alfredson il mio materiale, ma ciò che ne ha realizzato è meravigliosamente suo”. Il vero valore aggiunto del film, il tocco che quasi riscrive il genere di appartenenza di questa pellicola, è il suo cuore sentimentale, addirittura romantico. Gran film. |
I tre giorni del condor (1975) Dal romanzo di James Grady I sei giorni del Condor, sceneggiato con brio da Lorenzo Semple Jr. e David Rayfield, regia di S. Pollack, con un R. Redford in formissima, è un gran film d’azione, sostenuto da una suspense di timbro hitchcockiano, da dialoghi ficcanti e soprattutto da una scrittura registica di ammirevole vigore e rigore che fa passare le inverosimiglianze e i passaggi enigmatici dell’aggrovigliata vicenda. Troppo programmatica la denuncia delle storture della CIA? Dipende dai punti di vista. |
Dalla Russia con amore (1963) Il secondo film tratto dalla celebre serie di racconti di Ian Fleming rimane ad oggi uno dei migliori mai realizzati, sia secondo la critica che secondo lo stesso Sean Connery. La produzione sceglie proprio questo titolo da adattare per il grande schermo dopo che il Presidente John Fitzgerald Kennedy lo aveva segnalato tra i suoi dieci romanzi preferiti di tutti i tempi nella classifica apparsa sul Time Magazine. Secondo il libro Death of a President di William Raymond Manchester, è l’ultimo film che Kennedy vede prima di morire. |
Ipcress (1965) Dal romanzo The Ipcress File (1962) di Len Deighton: l’agente Harry Palmer, che non ama molto il suo mestiere, deve investigare sul rapimento di uno scienziato trasportato al di là della cortina di ferro. Cade nelle mani di loschi figuri orientali che lo sottopongono al lavaggio del cervello. Un film di spionaggio intricato, spettacolare e narrato con una certa forza visiva. Uno dei primi ad avere come protagonista un agente segreto (l’ottimo Caine) con pregi e difetti dei comuni mortali. Sembra “di assistere a un’esibizione di Superman ancora travestito con gli abiti a buon mercato e gli occhiali di Clark Kent”. |
Il terzo uomo (1949) Scritto da Graham Greene che dalla sceneggiatura trasse un romanzo (1950), è uno di quei film ormai un classico del cinema britannico che nascono da uno straordinario concorso di circostanze: un bel copione, un regista quarantenne nella sua stagione di grazia, una tela di fondo Vienna di grande suggestione grazie al bianconero di taglio espressionistico di Robert Krasker, il romantico commento musicale su cetra di Anton Karas, interpreti funzionali, un perfetto ingranaggio d’azione in cui la tecnica del giallo si coniuga con una sottile indagine psicologica e un grande O. Welles. |
Intrigo internazionale (1959) Sono davvero pochi nella storia del cinema i thriller dove l’articolata complessità dell’intreccio si avviluppa senza sosta, di pari passo con l’estrema godibilità del racconto. Intrigo internazionale è uno di questi: una delle sceneggiature più intricate, originali e meno verosimili messe in scena da Hitchcock. Film che segue un percorso ripido, scosceso e tortuoso come quello che intraprende il personaggio di Cary Grant nella prima delle numerose sequenze di suspense, impegnandosi da subito ad una manovra in curva che darà avvio ad una serie di continui tornanti diegetici. |
The mancurian candidate (1962) Dl romanzo The Manchurian Candidate (1959) di Richard Condon, sceneggiato da George Axelrod: subìto il lavaggio del cervello da parte dei comunisti, un sergente americano rientra dalla Corea trasformato in sicario telecomandato per un attentato politico che potrebbe sovvertire la situazione degli USA. Per l’allucinata costruzione e gli effetti barocchi, a mezza strada tra Hitchcock e Welles, questo thriller fantapolitico può riuscire anche divertente al suo livello di corrosiva satira politica. Capolavoro assoluto. |
Quiller memorandum (1967) Di Michael Anderson con Max Von Sydow , Alec Guinness, George Sanders, Senta Berger, George Segal, un gran cast per un film che ha fatto storia. Tratto dal libro “The Berlin Memorandum” di Adam Hall il film sta tutto nella sceneggiatura di Harold Pinter. L’agente segreto Quiller viene mandato a Berlino con l’incarico di scoprire i capi di una misteriosa e altrettanto spietata organizzazione neonazista che ha come scopo principale quello di impadronirsi del potere in Germania. Quiller, ben consapevole del fatto che l’agente che l’aveva preceduto nello stesso incarico è misteriosamente scomparso, decide comunque di agire da solo e senza armi… |
The bourne identity (2002 – 2007) Qui è da elogiare tutta la trilogia che fa sembrare vecchia e datata ogni riesumazione di un film di 007. Il resto lo fa Matt Damon che ha ormai ampiamente dimostrato di essere un attore con le carte in regola. I suoi ruoli in The Departed e in The Good Shepherd lo dimostrano incontrovertibilmente. Ha il physique du role necessario per mostrarsi in costante equilibrio tra la credibilità del tormento e l’assoluta inverosimiglianza dell’azione in giro per il mondo, Parigi, Londra, Madrid, Mosca, Torino, Tangeri… |
Spy game (2001) Coppia bene assortita Redford e Pitt. Il primo sembra il personaggio dei Tre giorni del Condor 25 anni dopo. Pitt è sempre lui: maledetto, ostico e masochista. Ormai non c’è film dove non venga sfigurato dalle gran botte. Scott, lo sappiamo, è bravo, anche se non ha perso il vizio di giocare troppo con la camera. Il film si muove su terreni realmente visitati dalla CIA, dal Vietnam a Beirut passando per la Germania Est. Ottimo il momento in cui un attuale capetto della CIA domanda a Redford se aveva l’ordine presidenziale per eliminare i capi vietcong). |