Amakusa Shiro Tokisada fu il leader della ribellione Cristiana di Shimabara del 1638
Vi vorrei raccontare una storia che parte da lontano, anche dalla lettura di alcuni libri che quasi inconsapevolmente questa storia hanno arricchito e completato.
Ma partiamo dalla fine tanto per cominciare… sono reduce dalla lettura di un piccolo quanto prezioso saggio di Raul Montanari, scrittore e traduttore anche del grande Cormac McCarty, il titolo dell’opera è Il Cristo Zen.
Il libro è prezioso in quanto Montanari ci fa scoprire una spiritualità globale al contempo antica e modernissima, riflessa nell’esperienza personale dell’autore, che ci racconta come “certe intuizioni dei maestri zen e dello stesso Buddha le ritrovavo nelle parole e nei comportamenti di Gesù.
“A volte immaginavo il Nazareno sullo sfondo dello Yangtze o del monte Fuji… Per questo ho immaginato per la prima volta di scrivere questo libro, dove confrontare e, ove fosse lecito, confondere volutamente gli insegnamenti che mi sembravano scaturire da una stessa Verità. Così primitiva, così potente.”
Il Cristo Zen di Montanari si erge in tutta la sua bellezza e la Parola prende veramente forma nella comparazione delle parabole di Gesù e gli insegnamenti pieni anche di humor dei maestri zen. Personalmente trovo gli insegnamenti di Cristo decisamente di un altro livello rispetto a quelli zen ma sono da sempre affascinato dalle filosofie orientali e dalla saggezza e coscienza di se che i maestri Zen mi hanno sempre trasmesso soprattutto da quando il Buddismo Zen si è diffuso in Giappone.
Circa dieci anni fa lessi infatti Lo Zen e l’arte della spada, di Sôhô Takuan dove gli scritti del monaco zen Takuan Soho custodiscono il segreto dello “spirito della spada” giapponese. Per gli occidentali la spada è un’arma, uno strumento offensivo e di espressione della potenza individuale. Nulla di più lontano rispetto alla conoscenza dello zen, per cui essa è simbolo di potere e di purezza, di virtù, di onore e di autorità divina; sapersi destreggiare con la spada, fermarsi a contemplarla e a lucidarla sono azioni che entrano a far parte integrante dell’esercizio spirituale.
Poco dopo lessi Samurai, ascesa e declino di una casta di guerrieri di Leonardo Vittorio Arena, dal primo equipaggiamento dei militari – armature, cavalli, spade, archi all’influenza politica del buddismo uno splendido reportage storico tra autentiche battaglie e filosofia zen. Ma il capitolo che più mi piacque fu quello dedicato alla rivolta Cristiana di Shimabara, l’eroica insurrezione dei Samurai Ronin Cattolici.
A cui Rino Cammilleri ha dedicato un romanzo molto bello, Il crocifisso del samurai.
È l’alba quando la giovane Yumiko viene prelevata dalle guardie dello Shogun e torturata pubblicamente. La sua unica colpa è essere figlia di Kayata, samurai cattolico che non ha potuto pagare le tasse alle autorità, i cui uomini ormai da anni umiliano i cristiani di Shimabara con una violenza cieca e annientatrice. Ma nonostante la miseria e il sangue fatto scorrere per fiaccare la loro volontà, gli abitanti del villaggio si raccolgono attorno al simbolo di cui nessuno può privarli: il crocifisso di Cristo. Lo stesso al quale i primi cristiani giapponesi venivano inchiodati dalle guardie dello Shogun. La violenza su Yumiko è la scintilla che spinge uomini e donne alla ribellione estrema: rifugiati nel castello di Hara si oppongono al giogo persecutorio e a un destino ineluttabile. L’assedio da parte degli uomini dello Shogun dura cinque interminabili mesi, senza cibo e possibilità di scampo.
Qui 4000 guerrieri tennero testa per cinque mesi al più grande esercito di samurai che la storia del Giappone avesse mai visto.
Amakusa Shiro l’inviato dal cielo, ne divenne il capo carismatico. Aveva poco più di 16 anni, storie parlano delle forze miracolose di Shiro Amakusa. Si dice che poteva chiamare uccelli in volo tre le sue mani, correre sulle acque del mare e una volta trapasso’ una croce di fuoco che usciva dalle onde del mare. Fu cosi che nonostante fosse solo quindicenne, i cristiani del luogo lo definivano come la reincarnazione di Cristo…. era figlio di Masuda Yoshitsegu, grandissimo guerriero diventato famoso al tempo delle guerre che avevano dato il potere ai Togukawa; veniva chiamato col nome leggendario di Amakusa Jinbei. Masuda, che era cristiano, aveva disobbedito agli editti persecutori e si era messo a percorrere il Giappone predicando Cristo. Naturalmente, nessuno osava affrontarlo. Girava portandosi dietro il figlioletto dentro una specie di carrozzina di legno.
Infine il libro che chiude il cerchio, cinque anni fa circa lessi Mendicante di luce, del Maestro Zen Masterbee. Masterbee ha conosciuto il buddismo zen all’ età di quindici anni in Svizzera, ha viaggiato per tutta l’Europa per motivi di studio, incontrando a Parigi personaggi come Sartre, Giacometti, Chagall, Picasso e, a Berlino, Klaus Kinski e l’intellighentia letteraria. A Istanbul ha incontrato i mistici sufi, sull’Himalaya i santoni e i guru. È stato discepolo di Krishnamurti, di Tatwala Baba e di tanti altri conosciuti e sconosciuti, ha vissuto in ashram induisti e monasteri buddisti tibetani. Finché un giorno ha incontrato uno staretz, un eremita ortodosso, che dette corpo alla sua voglia di Dio trasmettendogli la Preghiera del cuore. Oggi insegna nei monasteri cristiani insegnando la meditazione del profondo a coloro che cercavano la via dell’illuminazione interiore seguendo la Parola del Risorto.
Percui il Cerchio che nello Zen rappresenta l’unità, la forza, l’illuminazione e l’universo (perchè pensate che Steve Jobs abbia voluto la nuova sede di Apple a forma circolare?) e nell’Ikido (chiamato anche lo Zen in movimento) simboleggia la serenità e la perfezione e la Croce possono coesistere?
Non spetta a me rispondere ma si tratta sicuramente di una domanda molto affascinante.
Molti cristiani hanno parlato della possibilità di conciliare Zen e Cristianesimo, usando il metodo zen per giungere a una preghiera cristiana più “profonda”. Così, W. Johnston ha scritto Lo Zen cristiano; Th. Merton è autore di Mystique et Zen (Paris, 1972); il gesuita missionario in Giappone per molti anni, H. M. Enomiya Lassalle, ha scritto Zen, via verso la luce e Meditazione Zen e preghiera cristiana. Zen significa infatti meditazione che si compie “stando seduti” (za): donde la parola zazen che significa “sedere in meditazione”.
Hugo M. Enomiya-Lassalle missionario gesuita e insegnante di Tedesco all’Università Sophia di Tokyo, è stato forse il primo religioso cristiano-occidentale ad esplorare il mondo dello zen e a praticarlo fino a diventarne un importante Maestro.
da Zen, via verso la luce “Ma, poiché non si può comprendere lo zen solamente attraverso lo studio teorico, l’ho esercitato anche praticamente e ho partecipato alle meditazioni zen. In tal modo, lo zen divenne di grande aiuto anche per la mia propria vita religiosa. E più me ne occupavo, più ferma diveniva la mia convinzione che lo zen – rettamente esercitato – può essere di grande utilità per la vita religiosa di ogni uomo, di qualsiasi confessione. Per aprire anche ad altri uomini l’accesso a questo metodo, per mostrar loro una via per cui si possa, nonostante tutta l’inquietudine della vita moderna, giungere ad una profonda pace interiore, pubblico le mie esperienze e le mie impressioni.”
Per concludere in leggerezza ricordo con piacere i protagonisti di Orizzonte perduto di James Hilton, gli abitanti di Shangri-La, un monastero tibetano che ospita una antichissima e segreta città di saggi, raccolti da ogni parte del mondo, di sesso, cultura, religione e temperamento diversi, che meditano, studiano, vivono estremamente longevi e passabilmente felici senza inseguire un preordinato disegno di felicità e che noi Lostiani abbiamo letto e apprezzato e che è ispirato al mito orientale di Agarthi e del Re del mondo, celebrato da René Guénon e da Bestie uomini dei di Ferdinand Ossendowski. Namastè.
Aggiornamento del 26 marzo 2013
Ho letto Silenzio di Shusaku Endo un capolavoro assoluto da cui Martin Scorsese ha deciso di trarre un film. Nagasaki, 1633: l’indomito padre gesuita Cristóvão Ferreira, che da anni si batte in Giappone per diffondere il cristianesimo, ha rinnegato la vera fede ed è diventato un apostata: questa è la notizia sconvolgente che giunge a Roma. La Compagnia del Gesù decide allora di inviare in Oriente due giovani fratelli, Sebastião Rodrigues e Francisco Garrpe per compiere un’indagine all’interno della chiesa locale. I due gesuiti però, partiti pieni di ideali e di entusiasmo, si scontrano ben presto con la dura realtà del Giappone dei Tokugawa e delle persecuzioni.
“Ho letto e riletto questo libro innumerevoli volte e mi sono deciso a farne un film. Mi ha offerto un nutrimento spirituale che ho trovato in pochissime altre opere d’arte” – Martin Scorsese.
Aggiornamento del 30 novembre 2016
Ho visto un documentario che racconta una storia che non conoscevo, quella del grande samurai Takayama Ukon, vissuto in Giappone nel XVI secolo, e convertito al cristianesimo attraverso la predicazione di San Francesco Saverio e che sarà proclamato beato nel 2017 da Papa Francesco.
Takayama Ukon era nato in una famiglia di signori feudali che si era convertita al cristianesimo in seguito alla predicazione dei primi gesuiti arrivati in Giappone. Quando il potente Toyotomi Hideyoshi cominciò a perseguitare i cristiani giapponesi, Ukon a differenza di altri feudatari, non ha rinnegato la sua fede, ma ha preferito rinunciare alle sue proprietà, ricchezze e status sociale.
Però qualche anno dopo, iniziarono anche le persecuzioni vere e proprie e Ukon fu condannato all’esilio. Con altri trecento cristiani giapponesi fuggì a Manila dove, appena quaranta giorni dopo l’arrivo, si ammalò e morì il 4 febbraio 1615.
Le mani impugnano all’altezza del petto, gomiti in fuori – la parte superiore di un grande crocifisso posto in verticale: la croce come una spada, per un samurai guerriero della fede. È la statua che giganteggia nel parco municipale di Takatsuki, cittadina a mezza strada tra Kyoto e Osaka. Una statua uguale sta in un parco di Manila: quel samurai di alto lignaggio finì i suoi giorni in esilio nelle Filippine, dopo aver perso poteri e onori mondani per non aver voluto abiurare la fede cristiana, nelle maggiori persecuzioni organizzate dai tempi dell’impero romano.