Mercoledi 15 maggio esce al cinema Pirati dei caraibi – Oltre ai confini del mare, con uno spumeggiante Jack Sparrow, un Jonny Deep in gran forma. Il personaggio di Jack Sparrow è uno dei personaggi più creativi e spettacolari degli ultimi anni, sempre pronto all’avventura, in un susseguirsi di capovolgimenti come forse non si vedeva dai tempi di Indiana Jones.
Jonny Deep riguardo il suo personaggio ha dichiarato “Il problema sorge quando giriamo. Infatti, io mi diverto così tanto a girare le scene come il Capitano Sparrow che continuerei all’infinito. Arrivo fino al punto in cui il regista è costretto a gridarmi “Ce ne hai ancora per molto o hai finito?”.
Visto che sabato prossimo con Laura non volevo mancare la visione ho iniziato un mio personale ciclo dei primi tre film della saga dei Pirati dei caraibi.
La maledizione della prima luna
Nonostante la produzione targata Bruckheimer facesse temere il peggio, il regista Verbinski padroneggia la materia con sufficiente energia e ironia, non risparmiandosi citazioni e ammicchi al passato ma non perdendo mai di vista lo svolgersi del racconto. Le due ore e venti scorrono con una certa facilità, anche grazie a una compagnia d’attori – Depp su tutti – che fa di una divertita gigioneria un manifesto programmatico. E qualche sequenza ben girata – vedi quella dell’arrembaggio – fa il resto. Non memorabile, ma per divertirsi va più che bene.
Caraibi, 1700. La figlia del governatore viene rapita dal malvagio pirata Barbossa (Rush). Will Turner (Orlando Bloom), amico d’infanzia della ragazza e segretamente innamorato di lei, si unisce a Jack Sparrow (Depp), un pirata vagabondo e per cui la parola strano suona eufemistica, per portare in salvo la fanciulla. Ma per riuscirci, dovranno affrontare misteriose e sinistre forze del male che risalgono addirittura a una maledizione azteca… Rilancio del sottogenere piratesco? Presto per dirlo, ma indubbiamente
La maledizione del forziere fantasma
Sorprendente e smargiasso, come Sparrow, è il sequel dei Pirati dei Caraibi, firmato ancora una volta dalla coppia Ted Elliott e Terry Rossio e filmato da Gore Verbinski. Un equipaggio vincente non si cambia né sotto né sopra coperta, pertanto ci sono conferme anche nel cast: l’innamorato Orlando Bloom di Elizabethtown e l’orgogliosa senza pregiudizi Keira Knightley, di nuovo amanti sotto la Prima Luna caraibica. In mezzo c’è Johnny Depp e il suo capitano Sparrow, seduttore sedotto che perderà anch’esso cuore e nave per la donna del suo compare.
Non c’è un altro pirata capace di entrare in schermo come Sparrow dentro uno scafo pieno d’acqua nel primo episodio, dentro una bara galleggiante nel secondo, travolgendo lo spettatore con una presentazione carica di promesse, traboccante d’acqua e di avventure. Il talento istrionico di Johnny Depp è capace da solo di descrivere il tempo e il luogo del racconto: quello epico dei pirati, quello fantastico dei vascelli spettrali (l’Olandese Volante), quello magico dei forzieri fantasma.
Ai confini del mondo
Se gran parte dell’appeal dei Pirati deriva dal suo plusvalore spettacolare, nel terzo capitolo c’è indubbiamente un’idea forte di mondo, un mondo più in là di questo, dove ciascuno dei protagonisti accetta le conseguenze del proprio destino mettendosi al servizio generoso dell’altro. Il viaggio ai confini del mondo diventa un percorso di formazione che questa volta comprende tappe luttuose, la morte del padre di Elizabeth, e di rinuncia, il sogno di Jack per la vita di Will. Recuperato il capitano Sparrow, accaparrato dal cattivo Jones e conservato quasi folle in un limbo bianco accecante e salato, il film di Verbinski salpa per mare eccedendo piacevolmente la misura e invadendo il racconto di battaglie spettacolari. Esplosioni di assi, alberi abbattuti, cannonate assordanti, sciabole sferraglianti, abissamenti e ammaraggi scoperchiano letteralmente il mare e sguinzagliano la fantasia degli autori.