Il libro dell’angelo di Alfredo Colitto, Piemme.
Alfredo Colitto fa parte di quella ristretta cerchia di scrittori capaci di coinvolgere e trasportare il lettore in un mondo misterioso e oscuro. Come lui Valerio Massimo Manfredi nei suoi romanzi a metà tra lo storico e il thriller (La torre della solitudine o Il faraone delle sabbie), Giulio Leoni (Dante e i delitti della medusa, del mosaico, della luce e La crociata delle tenebre) con i suoi romanzi che vedono Dante investigare, Franco Scaglia con la sua trilogia di padre Matteo (Il custode di Terra Santa. La trilogia di padre Matteo) e oltreoceano Glenn Cooper (La biblioteca dei morti, Il libro delle anime e La mappa del destino) con i suo thriller archeologici.
In questi giorni Alfredo Colitto esce con con il terzo libro di una serie iniziata con I discepoli del fuoco e Cuore di ferro che ho avuto il piacere di leggere amando molto il protagonista Mondino de’ Liuzzi, il Magister anatomista Bolognese coadiuvato da Gerardo da Castelbretone, suo ex allievo ed ex Templare.
Ora l’azione si sposta da Bologna a Venezia. Maggio 1313. Mentre fervono i preparativi per la festa della Sensa, che culminerà con lo Sposalizio del Mare, l’acqua alta trascina in piazza San Marco i cadaveri di tre bambini crocifissi. Un anziano ebreo ingiustamente accusato dell’omicidio si toglie la vita in carcere, lasciando sul muro della cella una frase latina che non svela nulla. Ma allora perché si è dato la pena di scriverla con il sangue? La macabra scoperta sembra in qualche modo collegata al Sefer-ha-Razim, il Libro dei Misteri, dettato secondo la leggenda dall’angelo Raziel a Noè che lo trascrisse su una tavoletta di zaffiro. Questo è il mistero che Mondino de’ Liuzzi, medico anatomista dello Studium di Bologna, è chiamato a risolvere a Venezia. Ma subito Mondino si scontra con il nobile che ha ordinato l’arresto dell’ebreo, con la donna che ama, con quella che ha amato e forse ama ancora e persino con il suo amico Gerardo. Il giovane, che un tempo aveva fatto parte dell’ordine dei Templari, si rifiuta di aiutarlo, perché anche lui ha una missione da compiere: mettere in salvo la mappa per raggiungere le misteriose Terre Australi al di là dell’oceano, di cui qualcuno ha trovato traccia nel Liber Floridus di Lamberto di Saint-Omer. Ha inizio così una vicenda d’intrigo e di morte, in cui Mondino sfidando il potere di Venezia, e a rischio della sua stessa vita, dovrà sciogliere l’enigma di una stirpe di custodi che risale ai tempi del diluvio, in un’implacabile corsa contro il tempo.
Considero mio maestro quasi ogni scrittore che ho letto, persino quelli che non ho amato, perché mi hanno insegnato quali strade non volevo prendere. Comunque, se proprio devo fare dei nomi, Emilio Salgari, che ho letto da piccolo e che ha fatto nascere in me l’amore per la lettura, e il Gabriel Garcia Màrquez di “Cent’anni di solitudine”.
Alfredo Colitto è nato a Campobasso e vive a Bologna. All’attività di scrittore affianca quella di traduttore per alcune tra le maggiori case editrici italiane e insegna scrittura creativa presso la scuola Zanna Bianca di Bologna.
È noto al grande pubblico soprattutto per i thriller storici pubblicati con Piemme, che hanno come protagonista il medico Mondino de’ Liuzzi: Cuore di ferro (finalista al Premio Salgari), I discepoli del fuoco (finalista al Premio Azzeccagarbugli e vincitore del Premio Mediterraneo del Giallo e del Noir) e Il libro dell’angelo. I diritti dei suoi libri sono stati venduti in Spagna, Germania, Inghilterra, Canada e Brasile. Ha pubblicato inoltre Il candidato, Aritmia letale, Duri di cuore, Café Nopal, Bodhi Tree. Ha partecipato a numerose antologie di racconti, tra cui: Il ritorno del Duca (Garzanti), History & Mystery, Seven (Piemme), Anime Nere Reloaded (Mondadori).