Quando l’avventura di questo blog iniziò tre anni e mezzo fa ero molto più intrasigente nei confronti del piccolo maghetto scaturito dalla penna di J.K.Rowling. Non avevo mai letto i libri ma avevo visto i film ed è innegabile che la saga abbia segnato le nuove generazioni come per la mia fece Guerre Stellari al cinema o Il Signore degli Anelli come opera letteraria.
Nel corso degli anni un’appassionato come me del Signore degli anelli ha deciso di comprendere meglio questo fantastico pastiche di creazione letteraria che attinge da svariati miti (latini e celtici) e di riconoscerne decisamente alcuni meriti.
Il primo è sicuramente quello di avere esaltato la fantasia e portato alla frenetica lettura bambini (e adulti) di tutto il mondo che non si sarebbero mai approcciati ad opere complesse come il SdA o altre opere fantastiche, e non ultima cosa J.K. Rowling ha iniziato a scrivere le prime avventure di Harry Potter, nel pub “The Elephant House”, in George IV Bridge a Edimburgo e io nutro un’amore sviscerato nei confronti della Scozia e zone limitrofe. E’ innegabile che Harry Potter risenta del retaggio della storia celtica (dall’iconografia di Hogwarts ai fantasmi e spiriti che lo abitano) e dei racconti delle cronache di Narnia di C.S. Lewis che ogni bambino inglese ha letto.
Proprio come narra anche una targa presente fuori del locale, la Rowling scrisse il primo libro di Harry Potter, seduta ad un tavolo nella sala sul retro del pub con vista sul Castello di Edimburgo. Preferiva scrivere nei pub sia per ispirazione che per motivi economici, potendo così risparmiare i soldi del riscaldamento. Quando suo cognato apre un proprio locale, il Nicolson’s (tuttora meta del pellegrinaggio dei fan nonostante sia stato ormai rimpiazzato da un ristorante cinese, il Buffet King), Joanne elegge quest’ultimo a meta quasi esclusiva.
Come per la Rowling anche per Tolkien e gli Inklings un pub fu importante luogo di raccoglimento e scrittura.
E’ per questi motivi (oltre al fatto che nelle sale cinematografiche spopola Harry Potter e i doni della morte parte I, a questo proposito leggete le insulsaggini che la stampa italiana ha scritto a riguardo, c’è addirittura chi ha tirato in ballo Abu Ghraib! (Mariuccia Ciotta nella recensione sul Manifesto) che con Harry Potter c’entra come i cavoli a merenda) che ho iniziato un mio personale ciclo dei film di Harry Potter.
Harry Potter e la pietra filosofale. Si giunge alla morale della favola dopo due ore e mezza di film non frastornati da una colonna sonora pompata o da mirabilie tecnologiche ma piacevolmente coinvolti da una storia la cui ‘magia’ sta nel raccontare in modo semplice del bisogno di fantasia della mente umana. |
Harry Potter e la camera dei segreti. Convince meno del primo episodio il film è qua e là spettacolare. Ma aldilà di mirabolanti scenografie ed effetti speciali spira un’aria di già visto, aggravata da un metraggio abnorme e da un eccessivo indulgere ad atmosfere dark. Riempie gli occhi ma non scalda il cuore. |
Harry Potter e il prigioniero di Azkaban. Strepitoso il cast, oltre ai soliti noti (Smith, Rickman) si aggiungono due mostri sacri come Oldman e Thewlis ed Emma Thompson. Formalmente perfetto continua la climax ascendente della serie: lo spirito del libro, avviso per i puristi, è salvo. |
Harry Potter e il calice di fuoco. I piccoli slittamenti del cuore, le rivalità e i tremori dell’inizio dell’adolescenza diventano materia per un’ampia parentesi di alleggerimento. Se gli amici restano tali nonostante le incomprensioni, il mondo intorno a lui si sta facendo sempre più “adulto” e, quindi, sempre più ambiguo e temibile. |
Harry Potter e l’ordine della fenice. Il viaggio dell’eroe mago continua, la guerra tra il Bene e il Male. Il film si divora come il libro omonimo e dona allo schermo la performance, straordinaria per perfidia, di Imelda Staunton, “cattiva maestra” incapace di partecipare il proprio amore per la cultura. Magica, ovviamente. |
Harry Potter e il principe mezzosangue. Silente è prossimo al Gandalf del Signore degli Anelli e all’Obi-Wan Kenobi di Guerre stellari, è colui che favorisce e sovrintende la sua formazione e inevitabilmente è colui che compirà il percorso sacrificale e verrà sostituito dall’allievo. |