Amabili resti

amabili_resti.jpgHo visto finalmente Amabili resti, del buon Peter Jackson, come prendere Psyco e mischiarlo con Ghost, commuovente e terrificante in quanto quello che si dice all’inizio del film è vero, ad inizio anni 70 non c’erano stati ancora casi eclatanti di violenza su minori causati da serial killer e si viveva pensando che mostri del genere non esistessero.
Straordinario Stanley Tucci, psycho killer di provincia dalla frenesia assassina tenuta nascosta sotto ad un parrucchino biondo, due occhi glaciali e una mascella allargata.

Nel costruire la presenza del signor Harvey, anche la regia di Jackson trae nuovo istinto e ispirazione, aggiornando Hitchcock ai tempi delle nuove microcamere digitali e regalando gli amabili resti di un film fatto a pezzi, che vive di molte sensazioni ma di scarsa sensibilità.

Purtroppo Jackson inciampa a mio parere nella realizzazione di un paradiso troppo new age. 

Queste erano le ossa, i legami, nati dopo che me n’ero andata. Tutto ciò che vedevo si sarebbe successivamente unito ad unire un corpo solo.
Il prezzo di tutto questo era stato la mia morte. Ora vedevo le cose in un modo diverso, in un modo che mi lasciava percepire il Mondo senza di me…

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Norristown, in Pennsylvania, fra villette a schiera e campi di granturco, vive la famiglia Salmon. Susie, la primogenita, è un’adolescente qualunque, appassionata di fotografia e innamorata del compagno di scuola Ray Singh. Il 6 dicembre 1973, dopo aver avuto il suo primo incontro romantico con lui, Susie viene fermata sulla strada di casa dal vicino, il signor Harvey, tranquillo ometto di mezza età con la passione per le case di bambola.

Dopo averla fatta entrare in un piccolo rifugio sotterraneo da lui stesso costruito, Harvey la violenta e la uccide brutalmente. Lo spirito di Susie si trova così a muoversi fra la terra e il cielo in una sorta di limbo fatto di ricordi e di fantasie, da dove può vedere e patire per quel che succede ai suoi cari e al suo omicida nel mondo mortale.
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