Oggi ho avuto la possibilità di vedere l’atteso X-men Le origini: Wolverine, lo script del film Marvel si basa essenzialmente sulle due più famose saghe che la Marvel abbia mai pubblicato riguardanti quel fantastico e oscuro personaggio che risponde al nome di Wolverine: Arma X e Wolverine: Origini.
Partiamo dalle note positive, nel cast, precisamente nella squadra di mutanti che il colonnello Stryker recluta a inizio film, troviamo due facce note agli appassionati del genere, per la precisione Dominic Monaghan (il Marry dei Signore degli anelli) e Kevin Durand (il malvagio Martin Keamy di Lost) sono rispettivamente un pacifico Beak (anche se Dominic è decisamente più bello del Beak originale) e un The Blob superdimensionato.
Brian Singer aveva coccolato il personaggio di Wolverine, gli aveva dato fascino, mistero, sofferenza. Gli aveva offerto spazio e aperto per lui una fessura sul passato. Gavin Hood non fa di meglio.
Apre all’insegna del trauma e della notte, con un prologo che resterà, però, un piccolo cortometraggio a sé stante, nel quale il piccolo Logan uccide il suo vero padre, non intuendone l’identità, e si dà alla prima delle tante fughe da se stesso. Il seguito è un’irrisolta ricerca delle giuste proporzioni, tra azione e sentimento, racconto e allusione, sfaccettature ironiche e appiattimenti unidimensionali
La carica animalesca che fa di Logan un diverso fra i diversi è ciò che resta più d’ogni altra cosa fuori scena e, se non fosse per Liev Schreiber nelle vesti di Sabretooth, la cui presenza scenica è una vera e propria forza sulla quale Hugh Jackman può far leva per goderne di riflesso, la sensazione rischierebbe di essere quella di trovarsi di fronte ad un sottosviluppo di Wolverine, anziché al racconto del suo perfezionamento.
Hood e Benioff hanno mescolato le carte del fumetto e sul campo rimane un po di amaro in bocca, per chi ha amato questo personaggio dalle mille sfaccettature è certo una gioa verdergli dedicato un film ma purtroppo Wolverine è solo un discreto film d’azione e nulla più, che non si sottrae alla domanda di approfondimento che il genere porta recentemente e piacevolmente con sé nella sua declinazione supereroistica, ma risponde in maniera intermittente, balbettante, per cui non mancano le buone battute ma all’interno di un percorso senza imprevisti e non difetta qualche bella sequenza – specie nella prima parte, con le gesta del Team X – ma nemmeno il già visto. Gli artigli di osso sono stati convertiti in spade di adamantio ma non aprono squarci memorabili, fanno giusto qualche graffietto.
X-men Le Origini: Wolverine, forse il più amato personaggio uscito dalla Casa delle Idee, di sicuro il più oscuro e misterioso. Inizialmente doveva essere uno dei tanti nemici di Hulk. Era una sorta di super soldato canadese dal nome in codice, appunto, Weapon X (Arma X), contraddistinto da un carattere scontroso e dalla moralità contrastante. Appare in due storie del gigantesco “pelleverde” per poi scomparire nel limbo dei personaggi usa & getta. Inaspettatamente, lo stesso Wein e Chris Claremont (leggendario scrittore delle testate X) lo riesumano nel 1975 e lo inseriscono negli X-Men, supergruppo di mutanti e eroi che arricchirà l’universo Marvel. Nonostante sia un personaggio feroce e di poche parole, Wolverine si accaparra le simpatie dei lettori tanto da meritarsi una testata indipendente. Per gli appassionati ricordo due storiche mini-saghe che narrano l’origine di Logan, senza svelarne la trama per non spoilerare in quanto materiale utilizzato nella realizzazione del film. |
Arma x, Collezione 100% Marvel (1991) le origini di Wolverine sono state sempre avvolte dall’ombra. Claremont non ha mai voluto dire da dove venisse e a quale tipo di esperimenti era stato sottoposto. Così nel 1991 si decide di svelare il segreto pubblicando Weapon X (Arma X), di Barry Windsor-Smith. Arma X propone, in un mosaico di dolore e morte dal finale inaspettato e tragico. Fondamentale per ogni X-Men fan. |