Il viaggiatore di Agartha

il-viaggiatore-di-agartha.jpgIl viaggiatore di Agartha di Abel Posse, Tre Editori. Luglio 1943.
Libro che mi aveva consigliato Faramir qualche mese fa, come è mia consuetudine ho preferito terminare l’ottima lettura prima di segnalarlo.
Walther Werner, brillante ufficiale delle SS assegnato al segretissimo Istituto Ahnenerbe, l’organizzazione incaricata delle ricerche più estreme del nazismo, viene convocato d’urgenza presso il Berghof, la mitica residenza del Führer sulle Alpi bavaresi.
Dopo le sconfitte a Stalingrado, in Africa e nel Mediterraneo il destino della guerra sembra segnato per le forze tedesche, e non restano che un paio di mosse disperate: da un lato la messa a punto di armi nucleari, alla quale gli scienziati stanno lavorando giorno e notte, e dall’altro il ricorso all’occulto, alle forze segrete che sin dall’inizio sembrano aver guidato l’ascesa di Hitler e che ora sembrano averlo abbandonato.

A Werner vengono consegnati una mappa frutto della sintesi di tutti (o quasi) i racconti inerenti alla perduta città di Agartha in Tibet – da Alessandro Magno a Sebbottendorf, da Eckart a Von Hagen – e un antico anello appartenuto a Genghis Khan, lo stesso anello che Hitler portava al dito mentre osservava le truppe del III Reich sfilare in trionfo a Parigi nel 1940. E gli viene assegnata una missione quasi disperata: partire da solo per il Tibet sulle tracce di un antico potere perduto, il leggendario Vril, da risvegliare prima che la guerra sia perduta definitivamente. L’ufficiale SS avrà un’identità di copertura, quella dell’archeologo inglese Robert Wood, in realtà fucilato dai nazisti. Il viaggio prima verso Singapore, poi verso l’India e infine verso il Tibet è per Werner anche l’occasione per ricordare il suo passato.

Agarthi o Agartha, il misterioso regno sotterraneo della tradizione buddhista tibetana, è tradizionalmente uno dei luoghi-cardine del pensiero esoterico europeo, pur nelle diverse accezioni e versioni: la lunga serie di testimonianze e teorie che da Bestie, uomini e dei di Ferdinand Ossendowski porta a Il re del mondo di Renè Guènon.

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